Bravo Draghi. Sul clima ha avuto il coraggio di dire le cose come stanno. I movimenti per l’ambiente sollevano da anni il tema drammatico del cambiamento climatico e dei suoi effetti, già oggi visibili, ormai anche nella vita di ognuno di noi (le ondate di calore, gli incendi estivi, le bombe d’acqua, gli allagamenti). Ma forse mai un capo di governo dell’Occidente, ascoltato a livello internazionale, è stato così chiaro come il premier italiano intervenuto il 17 settembre ad Atene al vertice dei leader dei nove Paesi europei del Mediterraneo (EU Med) e, contemporaneamente, con un video-messaggio, al Forum delle maggiori economie sull’Energia e il Clima (MEF), promosso dal presidente USA Biden.
”Con l’accordo di Parigi – ha affermato Mario Draghi – ci siamo impegnati a contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi rispetto ai livelli pre-industriali. La maggior parte dei nostri Paesi ha rinnovato questo impegno nelle recenti riunioni del G20. Tuttavia, dobbiamo essere onesti nei confronti di noi stessi: stiamo venendo meno a questa promessa. Se continuiamo con le politiche attuali, raggiungeremo quasi 3 gradi di riscaldamento globale entro la fine del secolo con conseguenze catastrofiche”.
E ha precisato: “Non c’è più tempo sul clima, perché i costi per i nostri Paesi e i nostri cittadini sarebbero immensi”. La pensa allo stesso modo il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres: “Stiamo rapidamente esaurendo il tempo a disposizione per frenare il riscaldamento globale. Il mancato raggiungimento dell’obiettivo di contenere la soglia a + 1,5 gradi sarà misurato nella massiccia perdita di vite umane e mezzi di sussistenza” (il riferimento va agli uragani, alle tempeste tropicali che hanno causato morti e distruzioni anche in questo settembre, come successo a New Orleans, e, d’altra parte, alla penuria d’acqua in zone sempre più vaste del pianeta dove fare agricoltura è sempre più difficile). “Il mondo è su un percorso catastrofico verso 2,7 gradi di riscaldamento globale”, ha avvertito Guterres.
La questione non è certo nuova, ma mai come quest’anno si è fatta drammaticamente attuale. Nemmeno due mesi fa, a inizio agosto, l’allarme lanciato dall’IPCC, l’ente delle Nazioni Unite che riunisce scienziati di diversi Paesi e periodicamente misura la salute della Terra, era stato senza precedenti: “La crisi climatica è da codice rosso, inevitabile e irreversibile. È tempo che i governi siano seri o l’impatto di eventi climatici estremi come lo scioglimento dei ghiacci e l’innalzamento dei mari sarà, nel tempo, devastante”.
Cosa fare? Tagli immediati alle emissioni propone Claudia Tebaldi, la climatologa italiana che lavora al Pacific Northwest National Laboratory. Sono tagli che comporteranno dei costi, ma se non si faranno, i costi saranno in breve molto superiori.
Antonio Felice
direttore editoriale
Draghi e il clima: “Non possiamo andare avanti così”
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Bravo Draghi. Sul clima ha avuto il coraggio di dire le cose come stanno. I movimenti per l’ambiente sollevano da anni il tema drammatico del cambiamento climatico e dei suoi effetti, già oggi visibili, ormai anche nella vita di ognuno di noi (le ondate di calore, gli incendi estivi, le bombe d’acqua, gli allagamenti). Ma forse mai un capo di governo dell’Occidente, ascoltato a livello internazionale, è stato così chiaro come il premier italiano intervenuto il 17 settembre ad Atene al vertice dei leader dei nove Paesi europei del Mediterraneo (EU Med) e, contemporaneamente, con un video-messaggio, al Forum delle maggiori economie sull’Energia e il Clima (MEF), promosso dal presidente USA Biden.
”Con l’accordo di Parigi – ha affermato Mario Draghi – ci siamo impegnati a contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi rispetto ai livelli pre-industriali. La maggior parte dei nostri Paesi ha rinnovato questo impegno nelle recenti riunioni del G20. Tuttavia, dobbiamo essere onesti nei confronti di noi stessi: stiamo venendo meno a questa promessa. Se continuiamo con le politiche attuali, raggiungeremo quasi 3 gradi di riscaldamento globale entro la fine del secolo con conseguenze catastrofiche”.
E ha precisato: “Non c’è più tempo sul clima, perché i costi per i nostri Paesi e i nostri cittadini sarebbero immensi”. La pensa allo stesso modo il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres: “Stiamo rapidamente esaurendo il tempo a disposizione per frenare il riscaldamento globale. Il mancato raggiungimento dell’obiettivo di contenere la soglia a + 1,5 gradi sarà misurato nella massiccia perdita di vite umane e mezzi di sussistenza” (il riferimento va agli uragani, alle tempeste tropicali che hanno causato morti e distruzioni anche in questo settembre, come successo a New Orleans, e, d’altra parte, alla penuria d’acqua in zone sempre più vaste del pianeta dove fare agricoltura è sempre più difficile). “Il mondo è su un percorso catastrofico verso 2,7 gradi di riscaldamento globale”, ha avvertito Guterres.
La questione non è certo nuova, ma mai come quest’anno si è fatta drammaticamente attuale. Nemmeno due mesi fa, a inizio agosto, l’allarme lanciato dall’IPCC, l’ente delle Nazioni Unite che riunisce scienziati di diversi Paesi e periodicamente misura la salute della Terra, era stato senza precedenti: “La crisi climatica è da codice rosso, inevitabile e irreversibile. È tempo che i governi siano seri o l’impatto di eventi climatici estremi come lo scioglimento dei ghiacci e l’innalzamento dei mari sarà, nel tempo, devastante”.
Cosa fare? Tagli immediati alle emissioni propone Claudia Tebaldi, la climatologa italiana che lavora al Pacific Northwest National Laboratory. Sono tagli che comporteranno dei costi, ma se non si faranno, i costi saranno in breve molto superiori.
Antonio Felice
direttore editoriale
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