Un caso che scuote il mercato delle bioplastiche e mette sotto i riflettori uno dei principali attori del settore. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha infatti deciso di punire con una sanzione da 32 milioni di euro Novamont, la storica azienda di Novara, e la sua controllante Eni.
Come riporta Il Corriere della Sera, le due società sono accusate di aver abusato della loro posizione dominante nel settore delle bioplastiche, in particolare nella produzione di sacchetti per frutta e verdura. La notizia, che arriva a distanza di pochi giorni dalla conclusione delle indagini, svela una realtà in cui la concorrenza sarebbe stata ostacolata con una rete di accordi esclusivi, che hanno impedito a nuovi operatori di entrare in un mercato strategico, quello della sostenibilità ambientale.
Dal 2018 al 2023, l’azienda di Novara ha accumulato una quota di mercato superiore al 50% nel settore degli shopper e addirittura oltre il 70% nel mercato dei sacchetti ultraleggeri, diventando di fatto un attore troppo grande per il sistema della concorrenza. Il cuore della questione sta in una strategia escludente, che ha coinvolto non solo i trasformatori, ma anche la grande distribuzione organizzata, creando un sistema di esclusività che ha vincolato sia i produttori di bioplastiche che i grandi supermercati a rifornirsi solo ed esclusivamente dai partner di Novamont. Un’operazione che, evidentemente, ha tagliato fuori i concorrenti e impedito l’innovazione nel settore, che, secondo la normativa europea, dovrebbe invece essere all’avanguardia nel promuovere soluzioni ecologiche e alternative.
L’Antitrust ha deciso così di intervenire pesantemente, infliggendo sanzioni severe per oltre 32 milioni di euro, di cui oltre 30 milioni a Novamont e circa 1,7 milioni ad Eni, come controllante. La condotta di Novamont è stata descritta come un vero e proprio “meccanismo circolare” di esclusione: finché i principali attori della GDO si legavano a Novamont, questi ultimi continuavano a imporre clausole di approvvigionamento esclusivo ai trasformatori, creando un blocco nel mercato. Un circolo vizioso che non solo ha ostacolato la concorrenza, ma ha anche impedito lo sviluppo di bioplastiche alternative e più efficienti.
Questa decisione, come spiega ancora il Corriere della Sera, segna un momento cruciale, non solo per le implicazioni economiche, ma anche per gli effetti ambientali. L’AGCM ha sottolineato che una concorrenza sana in questo settore è fondamentale per garantire il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di sostenibilità fissati dalla legislazione europea. Le bioplastiche sono la frontiera verde dell’industria plastica, eppure, come sottolineato dall’Antitrust, senza un processo competitivo aperto rischiano di diventare semplicemente l’ennesima incarnazione di logiche monopolistiche.
Fonte: il Corriere Ortofrutticolo