Biologico, una crescita spinta dal basso, frenata dall’alto. I nuovi dati NielsenIQ

Piva

Condividi su:

Facebook
Twitter
LinkedIn

Nell’assemblea congiunta di Assobio e Consorzio il Biologico, tenutasi lo scorso 27 maggio 2025, Nicola De Carne di NielsenIQ ha presentato un aggiornamento sul mercato del biologico nella GDO italiana. Di fatto una conferma del trend registrato a fine dicembre 2024 i cui dati sono stati presentati alla fiera Marca dello scorso gennaio 2025.

La GDO è il più importante veicolo per il consumo biologico, considerato che oltre l’80% dei consumi avviene nei canali della Distribuzione Moderna e, anche in questo aggiornamento di fine aprile, il biologico a marchio del distributore (MDD), incide sul totale dei consumi bio DM per il 51,6% ovvero più di un prodotto bio su due venduti nella DM è a marchio del distributore.

Gli indicatori del largo consumo misurati fino ad aprile 2025 sono nel complesso positivi; i consumi totali danno un + 4,4% a confronto con un + 1,9% nel 2024, i volumi del Largo Consumo Confezionato (LCC) sono ad un + 2,6% contro un + 1,5% nel 2024 con i prezzi in crescita dello 0,8% contro un + 1,2% nel 2024. Solo il non alimentare flette nel primo trimestre 2025 dell’1,6% e si registra una riduzione per i consumi fuori casa.

E il biologico? Al 30.04.2025 aumenta su base annua del 5,6% in valore e del 5,8% in quantità rispetto all’alimentare nel suo complesso che aumenta rispettivamente del 2,8% e del 2,0%. Nei primi 4 mesi del 2025 cresce in valore del 5,9% a fronte del 4,1% dell’alimentare. Il biologico, a fronte di un’inflazione contenuta rispetto all’ultimo biennio, da segnali di crescita migliori rispetto all’alimentare, ma l’incidenza del bio sul totale dei consumi rimane bassa: 2,8% nell’anno terminante ad aprile 2025 e 2,9% nei primi 4 mesi del nuovo anno. Il valore totale del biologico venduto in tutti i canali della GDO ammonta, nell’anno terminante ad aprile ’25, a 2,25 miliardi di euro e rappresenta il 34,4% del totale della domanda interna bio censita da Nomisma nel 2024.

La crescita è senza dubbio incoraggiante ed avviene nonostante tutte le problematiche che non abbiamo mai sottaciuto. Anche questa ricerca mette in evidenza che gli assortimenti bio non sono aumentati di molto, 132 referenze di media nell’anno terminante ad aprile e 134 nei primi 4 mesi, indice di limitati investimenti da parte della distribuzione. Solo il 42% dei distributori ha incrementato gli assortimenti di prodotti bio, nonostante ben il 68,6% degli stessi abbia registrato un incremento delle vendite a valore e addirittura il 79% abbia aumentato la rotazione a confezione per referenza. Ciò avviene nonostante il consumatore dimostri di premiare un consumo “salutare”; è emerso anche in questo caso che i reparti maggiormente gettonati sono quelli del fresco ed in particolare quello dell’ortofrutta. Come più volte sottolineato è necessario che la distribuzione faccia trovare più prodotto bio e lo segmenti di più per intercettare le esigenze delle più svariate tipologie di consumatori.

Rimane sicuramente il tema dei prezzi al dettaglio che, pur avendo rallentato la crescita, rappresentano un ostacolo all’incremento deciso dei consumi. Lo possiamo desumere anche dalla segmentazione che la ricerca ha fatto dei gruppi famigliari evidenziando come in tutte tre le categoria – giovani con figli, media età e maturi, le famiglie con redditi sotto la media abbiano un’incidenza del bio sul totale della spesa in alimentari che è fra il 2,1 ed il 2,2% ovvero sotto la nuova media nazionale del 2,9%. Ciò dimostra anche che se non si aumenta il reddito nazionale disponibile i consumi non possono decollare, tanto meno il consumo di beni che hanno comunque un prezzo più elevato. Altro elemento che testimonia come il prezzo troppo elevato scoraggi il consumo è dato dall’incremento dei consumi registrato nel canale del discount con un + 6,8% accanto al + 5,6% dell’omnichannel ed al buon risultato del canale iper con un + 6,7%. Sempre in materia di prezzo, questo non viene trasferito in modo adeguato lungo la filiera fino alle materie prime agricole scoraggiando molte aziende a proseguire nella produzione biologica primaria insieme a tante altre difficoltà di carattere normativo e burocratico. 

Occorre rendere più efficiente la filiera, anche accorciandola se serve, affinchè possa da un lato ridurre il gap con l’analogo convenzionale a livello di prezzo al consumatore e dall’altro aumentarlo a livello di materie prime agricole per rendere economicamente più vantaggioso e più “sicuro” produrre a livello agricolo. 

Con l’attuale tasso di crescita annuo, in valore, l’obiettivo di raggiungere il 10% dei consumi alimentari lo si può raggiungere nell’arco di 22-23 anni! Lo slogan, a me caro, “Il biologico per tutti”, declinato ormai più di trent’anni fa, occorrerà nell’ipotesi più ottimistica un’altra generazione per vederlo concretamente operativo.

Fabrizio Piva

Notizie da GreenPlanet

news correlate

Bio dove sei?

Spesso abbiamo imputato al biologico di essere poco audace, poco coraggioso, di non essersi proposto con un linguaggio nuovo ed in linea con i tempi

INSERISCI IL TUO INDIRIZZO EMAIL E RESTA AGGIORNATO CON LE ULTIME NOVITÀ