Wahington Post: mafia e energie rinnovabili

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Il nuovo business della mafia? Le energie rinnovabili. Alla fine del 2012 le autorità hanno svelato alcuni particolari dell’operazione svolta dagli uomini della polizia siciliana che, sotto copertura, si sono infiltrate in alcune famiglie influenti di Cosa Nostra che si sono specializzate nello sfruttamento illecito delle energie rinnovabili.

A raccontare i dettagli è il Washington Post, in una lunga inchiesta pubblicata qualche giorno fa. I legami tra la mafia e il boom dell’energia eolica e fotovoltaica hanno fatto sorgere inquietanti interrogativi su come vengano utilizzati i sussidi erogati dal governo italiano: i più hanno espresso forti critiche, perché gli enormi incentivi statali avrebbero creato profitti eccessivi alle imprese del settore, facendo emergere tutto un sottobosco di illeciti e di frodi ai danni dello stato.

Va ricordato, comunque, che i casi di “eco-corruzione” non sono un fenomeno solo italiano: l’indagine, infatti, prende le mosse da alcuni illeciti scoperti in Spagna, che hanno aperto una pista di indagine che ha portato fino alla Sicilia. A causa della sua posizione geografica, negli ultimi dieci anni la Sicilia è diventata la culla europea delle energie rinnovabili. E, da quando il governo ha iniziato ad erogare miliardi di euro in sussidi e incentivi, le famiglie del crimine siciliano hanno fiutato l’affare e ci si sono tuffate a capofitto.

‘Cosa Nostra si sta adattando – spiega Maria Teresa Principato, pubblico ministero dell’Anti Mafia di Palermo –, hanno una conoscenza molto avanzata in questo campo, che è diventato molto appetibile a causa degli incentivi del governo. Ma questo getta ombra sulla credibilità delle rinnovabili siciliane”.

Secondo i documenti depositati presso la corte palermitana, le indagini della polizia siciliana – riporta la Washington Post – avrebbero portato sulle tracce di diverse cosche che, dopo aver individuato una ‘area adatta’ per gli impianti eolici o fotovoltaici, facevano pressioni sui proprietari del terreno per farseli vendere.

Funzionari locali compiacenti, poi, ‘sveltivano’ le pratiche per l’approvazione del progetto e, una volta ottenuta, contattavano investitori stranieri in modo da permettere l’erogazione degli incentivi statali. Molto spesso questi investitori non hanno idea di fare parte di un progetto criminoso. Altri, racconta una fonte vicina a una di queste famiglie – ‘semplicemente non lo vogliono sapere’.E così Cosa Nostra ha soffiato il business alle Istituzioni e, tenendo per sé i profitti, priva la popolazione locale di una parte di ricchezza. ‘Le organizzazioni criminali hanno il permesso di fare affari – comenta Nicolò Marino, assessore siciliano all’Energia – Abbiamo perso un’opportunità di sviluppo per la nostra regione’.

 

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