Il futuro del vino è green. È questa uno dei risultati più interessanti emersi dall’indagine sui trend del comparto enologico realizzata da Nomisma Wine Monitor per il Consorzio Vini Piceni e presentata nei giorni scorsi al Vinitaly. In particolare, ben il 20% del campione rappresentativo di 1.200 consumatori sul territorio nazionale indica nel biologico il vino di tendenza dei prossimi mesi/anni, percentuale seconda solo a quella di chi individua nella territorialità la caratteristica principale (il 25% degli intervistati ha dichiarato che preferisce, e preferirà, vino ‘autoctono’ mentre il 14% quello ‘regionale’).
Percentuali molto positive anche per i vini ‘facili e leggeri’ adatti a mix con il 15% delle preferenze, mentre per il 9% degli italiani la ‘sostenibilità’ sarà la caratteristica più ricercata nel vino che berremo.
‘Una tendenza tutto sommato bio che vede il Piceno tra le aree più vocate d’Italia: Ascoli, che detiene il 53% di tutta la vigna biologica marchigiana, ha infatti un’incidenza green sulla vite da vino del 41%, quasi il triplo della media nazionale (15,8%). Dato che si innalza sensibilmente fino a raggiungere i 2/3 del vigneto nelle aree a denominazione di origine. E la quota è destinata ad aumentare ulteriormente’, ha commentato il presidente del Consorzio Vini Piceni, Giorgio Savini, che abbiamo incontrato alla fiera di Verona. ‘Nel complesso – sottolinea -, grazie ai suoi cinquemila ettari, le Marche sono al terzo posto tra le regioni d’Italia con superfici di vite bio superiori ai duemila ettari’.
Si tratta di una storica propensione dei viticoltori marchigiani, che già dagli inizi degli Anni Novanta hanno approcciato un tipo di coltivazione a basso impatto ambientale. ‘Ad oggi per entrare in alcuni mercati, come ad esempio Stati Uniti e Canada, la certificazione bio è condizione quasi necessaria senza la quale i consumatori non approcciano nemmeno il prodotto. È diventato una sorta di punto di partenza da cui sviluppare il nostro lavoro. Anche in Italia si ha sempre più questa esigenza ma affinché la domanda continui a crescere dobbiamo attivarci per trasferire la percezione e la consapevolezza che ciò che si sta bevendo è un prodotto di qualità, legato al territorio. Questo non significa che si debba raccontare favole, ciò che si deve fare – conclude Savini – è comunicare il vero perché già questo di per sé è poesia’.
Il Consorzio Vini Piceni è nato nel 2002 dalla volontà dei viticoltori dell’attuale Provincia di Ascoli e Fermo di tutelare, promuovere e valorizzare le DOC e DOCG del territorio (Offida DOCG Passerina, Falerio DOC, Rosso Piceno e Rosso Piceno Superiore DOC, Terre di Offida DOC). Ad oggi fanno parte del Consorzio ben 45 soci produttori, di cui i 2/3 coltivano vigneti bio. La presidenza del Consorzio dal 2016 è affidata a Giorgio Savini, perito agrario e viticoltore dalla spiccata propensione al biologico, che precisa: ‘Tempestività e reattività sono le qualità principali del produttore di vino biologico; caratteristiche che maggiormente lo contraddistinguono da un viticoltore convenzionale’.
Chiara Brandi