Via libera alla Nature Restoration Law, ma l’Italia vota contro

Nature Restoration Law

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L’approvazione della Legge sul ripristino della natura segna un passo significativo nell’agenda verde europea. Questo regolamento, adottato dal Consiglio UE, mira a ripristinare almeno il 20% delle aree marine e terrestri degradate entro il 2030, con obiettivi crescenti fino al 90% entro il 2050. Il voto decisivo è arrivato dall’Austria, che si è unita al blocco dei Paesi favorevoli, nonostante l’opposizione di Italia, Ungheria, Polonia, Paesi Bassi, Finlandia e Svezia, e l’astensione del Belgio.

La Nature Restoration Law, una delle principali iniziative del Green Deal, era rimasta in bilico fino al voto dell’8-9 giugno delle elezioni europee. Questo aveva generato timori tra gli addetti ai lavori per un possibile blocco della legge. Lo stallo è stato risolto grazie al cambio di posizione dell’Austria, che ha aperto la strada all’approvazione, e al sostegno della Slovacchia, inizialmente incerta, che ha contribuito a raggiungere la maggioranza qualificata nel voto cruciale.

Il testo finale della legge risulta comunque meno rigido rispetto alle versioni iniziali, prevedendo, in casi eccezionali, alcune deroghe alle politiche di tutela dei suoli, un compromesso per venire incontro al settore agricolo. La legge, come ricorda il Consiglio, “stabilisce obiettivi e obblighi specifici e giuridicamente vincolanti per il ripristino della natura in ciascuno degli ecosistemi elencati, da quelli terrestri a quelli marini, d’acqua dolce e urbani”. L’obiettivo è affrontare direttamente il ripristino degli ecosistemi, combattere la crisi climatica e attuare politiche di mitigazione e adattamento agli effetti dei disastri naturali, garantendo al contempo la sicurezza alimentare.

La posizione dell’Italia

A votare contro l’adozione è il governo italiano, con il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin che già in passato aveva criticato la Nature Restoration Law e si era detto preoccupato del possibile impatto sul settore agricolo. Al Consiglio era presente la viceministra Vannia Gava, che ha spiegato così il voto contrario dell’Italia: “Per quanto siano stati introdotti miglioramenti, l’accordo finale resta per noi insoddisfacente. Non possiamo accettare che si vadano ad accrescere gli oneri economici e amministrativi per il settore agricolo”.

Le preoccupazioni di Confcooperative

 “Una proposta di legge lungamente osteggiata da molti governi nazionali chiude oggi il suo iter travagliato grazie ad un solo voto decisivo, quello dell’Austria. È così che i Ministri dell’Ambiente della UE hanno dato il via libera alla norma sul ripristino della natura, con una maggioranza risicata e peraltro maturata solo a poche ore dal voto. Troviamo poi sicuramente discutibile che a questo voto decisivo si sia giunti con le istituzioni comunitarie di fatto ai titoli di coda della legislatura, senza che sia stata invece considerata l’ipotesi di rimandarne la discussione, come accaduto per altri dossier,  dopo l’insediamento delle nuova governance dell’UE”.
Il Presidente di Confcooperative Fedagripesca, Carlo Piccinini, sostiene che tale norma possa avere “gravi ripercussioni sull’agricoltura italiana ed europea, nonostante sia lodevole nelle intenzioni. L’obbligo di ripristinare ampie porzioni di terreno entro scadenze rigide potrebbe mettere a dura prova la produttività agricola, in un momento in cui la sicurezza alimentare è già minacciata dalla guerra in Ucraina”.
“Le preoccupazioni degli agricoltori, che hanno ripetutamente manifestato contro questa legge, non sono state ascoltate a sufficienza”, prosegue il Presidente Piccinini. “Il freno di emergenza previsto per il 2033 e la possibilità di sospendere l’applicazione delle norme in caso di gravi conseguenze sulla sicurezza alimentare sembrano infatti misure insufficienti a garantire la stabilità del settore agricolo”.

L’Italia, con la sua ricca biodiversità e la sua tradizione agricola millenaria, rischia di pagare un prezzo particolarmente alto. L’imposizione di piani di ripristino rigidi potrebbe mettere a rischio la produzione di eccellenze alimentari, con gravi conseguenze economiche e sociali per le comunità rurali”, conclude il presidente di Confcooperative Fedagripesca .

 

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