La storia dell’azienda vitivinicola Tenimenti Leone a Lanuvio, nel cuore dei Colli Albani, a 30 km in linea d’aria dal Colosseo, parte dieci anni fa, con l’acquisto dell’azienda, già centrata su ortofrutta biologica, da parte della famiglia Veronesi cui fa capo il gruppo Oniverse, colosso della moda e del lusso, con brand come Calzedonia, Intimissimi, Tezenis e Falconeri. “Siamo entrati in un’azienda che già lavorava in biologico. E quindi tutto l’ambiente, le condizioni climatiche, le persone, erano perfetti per continuare così, – ha raccontato a GreenPlanet Federico Veronesi, CEO e proprietario di Oniwines, il progetto di famiglia dedicato interamente al mondo del vino, accogliendo gli ospiti nella bellissima azienda immersa in un’ottantina di ettari tra vigneti e oliveti, con degustazioni dei vini della tenuta e un buffet d’autore (Roscioli e Pipero in tandem) per celebrare i dieci anni dall’impianto della prima vigna.
“Per noi continuare sulla strada del biologico era anche una sorta di impegno etico e di responsabilità – ha proseguito Federico Veronesi – E abbiamo pensato a ricominciare a fare vino anche noi. E dico ricominciare perché, se in realtà pensiamo alla storia millenaria del vino, coloro che diedero veramente fama e successo al vino nel mondo furono gli antichi Romani e i Greci. E i vini che facevano i Romani erano proprio qui vicino. Qui c’è una storia molto antica che in qualche modo va recuperata e rilanciata”.
Quanto sia impegnativo l’approccio biologico in vigna, l’ha sottolineato Federico Veronesi osservando che “non usiamo diserbanti, ci teniamo molto al rispetto della natura ma questo vuol dire tanto lavoro e sacrificio, a volte anche perdite di raccolto. Il lavoro che viene fatto in cantina ha lo stesso approccio, per dare veramente senso e significato a questo territorio e a questi vini”.
I dieci anni di attività dell’azienda che nel nome e nel logo leonino evoca la forza, il coraggio, nonché il nome del nonno di Federico, sono stati anche l’occasione per presentare al pubblico i tre “gioielli” della gamma di etichette aziendali a certificazione biologica: Vulc Num, Bellone in purezza, Caliga, blend di Bellone, Vermentino e Chardonnay e Aspis, blend di Syrah, Merlot e Montepulciano.
Abbiamo chiesto a Federico Veronesi se il mercato stia premiando i vini bio. “Dipende dai mercati – ci ha risposto -, in Italia forse non abbastanza, non si è ancora ben capito cosa vuole dire vino biologico, se si riuscisse a comunicare meglio il significato forse lo si apprezzerebbe di più. Quindi su questo fronte c’è da lavorare, si deve continuare a spiegare cosa è essenzialmente il biologico”.
A Veronesi abbiamo sottolineato che il problema della comunicazione ancora carente o non ben percepita è la nota ricorrente nel cahier de doléances di tutto il comparto bio.
“Certamente – ha convenuto – e forse sul vino ancora di più, di sicuro vanno comunicate meglio le certificazioni, cosa vuol dire non utilizzare certi tipi di sostanze in vigna e in cantina. Insomma, quello che facciamo nella nostra azienda, nel rispetto dell’ambiente e della salute umana”.
Cristina Latessa