UE, a rischio boicottaggio il Regolamento sui pesticidi

Direttiva UE pesticidi

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Le due facce del processo di transizione ecologica, con un Green Deal pubblico ed uno dietro le quinte, stanno rivelando grandi sorprese che avranno ricadute politiche, economiche e sociali su tutta l’Europa.

La linea dura europea sulla riduzione dell’uso di pesticidi e fertilizzanti di sintesi chimica (per l’Italia è richiesta una riduzione del 62% da qui al 2030) rischia di essere silurata da un gruppo di Stati membri, fra cui l’Italia stessa, che hanno chiesto alla Commissione, in una riunione secretata dello scorso novembre, una valutazione di impatto aggiuntiva. L’obiettivo evidente è quello ritardarne l’approvazione per fare cadere le negoziazioni in corso in questa legislatura europea e, di fatto, arenarle. In pratica, accettare una valutazione di impatto aggiuntiva adesso, che richiede tempi e risorse, significa, di fatto, chiudere un capitolo importante di questa voce del Green Deal e lasciare cadere l’obiettivo prefissato (-50% dei pesticidi) in un nulla di fatto.

È quanto emerso dalla conferenza stampa organizzata ieri, d’urgenza, da IFOAM, alla quale hanno partecipato i principali player del movimento del biologico: scienziati, movimenti di piccoli agricoltori e di agricoltura biologica dell’UE e promotori delle iniziative europee Save Bees and Farmers. Lo spirito, senza mezzi termini, era di un ‘red warning’ grande quanto una casa.

I sostenitori degli obiettivi bio di tutt’Europa hanno chiesto ai rispettivi governi europei di negoziare rapidamente e in modo costruttivo la proposta legislativa per raggiungere lo scopo di abbattimento di pesticidi e fertilizzanti di sintesi chimica, senza richiedere un’ulteriore valutazione d’impatto.  Al contempo i verbali secretati della riunione dei ministri dell’Agricoltura, tenutasi a Bruxelles lo scorso novembre, e rivelati da Global 2000, hanno mostrato che 17 ministri europei su 26 vogliono invece la valutazione d’impatto aggiuntiva, il che equivale a un ‘ritardare per eliminare’.

Secondo le fonti di Global 2000, argomentate nella conferenza stampa organizzata da IFOAM ieri (per chi legge), i Paesi che oggi sono contro il nuovo regolamento UE sull’abbattimento di pesticidi e fertilizzanti sono, a sorpresa, Austria, Bulgaria, Estonia, Finlandia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lituania, Lussemburgo, Lettonia, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Slovenia, mentre Germania, Francia, Spagna, Croazia, Cipro, Belgio e Svezia si oppongono. Nel processo di approvazione del regolamento, per ottenere il via dalla votazione è necessaria una maggioranza qualificata. Con questi numeri tutto si rimette in discussione.

Dall’Italia è partito sempre ieri (per chi legge) un appello di 16 associazioni ambientaliste, dei consumatori e del biologico italiane (Associazione Consumatori ACU, AIDA, AIAB, AIAPP, Associazione Italiana Biodinamica, CIWF Italia Onlus, FederBio, Greenpeace, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu-BirdLife, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia, Terra! e WWF Italia) rivolto ai tre Ministri competenti – MASAF, MASE e Sanità – per sollecitare il sostegno del governo alla proposta di Regolamento UE per la riduzione dei pesticidi presentata dalla Commissione UE.

“Esiste il rischio concreto – dice l’appello appena lanciato dalle associazioni ambientaliste – che i Ministri dell’Agricoltura possano rimandare al mittente questa proposta in via di negoziazione, accogliendo le richieste delle Associazioni agricole e dell’industria dell’agrochimica. Sabato prossimo, i rappresentanti ministeriali a Bruxelles voteranno una risoluzione per chiedere alla Commissione un’ulteriore valutazione d’impatto sul regolamento in questione. Questo causerebbe un ritardo delle prossime fasi di discussione della proposta (che dopo il Consiglio dovrà essere discussa anche dal Parlamento Europeo), con il rischio che il Regolamento comunitario non venga adottato prima delle prossime elezioni europee. Un rinvio strumentale per affossare la riforma della Direttiva UE pesticidi, come riferito da alcune fonti anonime all’Interno della stessa Commissione. Inoltre, la Commissione si è già resa disponibile a ridurre i divieti attualmente presenti per proteggere le categorie sensibili, come i bambini, e le aree naturali protette, per accontentare le richieste di alcuni Stati membri”.

“È necessaria – si legge nella nota delle 16 associazioni italiane – un’azione immediata, non solo di sostegno alla proposta della Commissione, ma anche un impegno a portare a termine la revisione del Piano di Azione Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, in attesa di rinnovo da febbraio 2019, con un testo che recepisca  gli obiettivi di riduzione europei indicati dalle Strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030. Gli attuali giochi politici per abbandonare gli obiettivi di sostenibilità del Green Deal europeo, non garantiranno la sicurezza alimentare indicata come pretesto per dilazionare i tempi della transizione ecologica della nostra agricoltura, ma rischiano invece di causare un peggioramento delle crisi ambientali”.

“Gli effetti del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità – prosegue l’appello italiano – stanno già causando impatti devastanti sui raccolti e sui mezzi di sussistenza in tutto il mondo. La finestra di opportunità per garantire un futuro vivibile sul nostro Pianeta attraverso un’azione decisa e mirata si sta chiudendo rapidamente. Se non riusciamo oggi ad avviare la necessaria trasformazione dei nostri sistemi agroalimentari, come delineato nelle Strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030, la situazione peggiorerà notevolmente. Rinviare l’approvazione dei Regolamenti per la riduzione dell’uso dei pesticidi e il ripristino della natura presentati dalla Commissione UE sarebbe un errore imperdonabile”.

Facciamo un passo indietro per capire come si è arrivati a questo punto.
Nel giugno 2022, la Commissione europea ha presentato una proposta legislativa sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (SUR), che mira a dimezzare l’uso e il rischio dei pesticidi entro il 2030 in modo giuridicamente vincolante per affrontare le sfide incombenti dovute alle crisi della biodiversità e del clima. Questo aggiornamento della situazione, che ha suscitato non poche polemiche relative alla crisi alimentare in Europa spaccando i decision makers, per via dell’impatto diretto del conflitto russo-ucraino, stabiliva che l’Italia, grande produttore e quindi utilizzatore di prodotti, avrebbe dovuto ridurre l’uso di pesticidi del 62%, superando di di ben 12 punti percentuali gli obiettivi del Green Deal al 2030.

Non è un caso che questa proposta di riforma, accolta con grande favore da scienziati e ambientalisti, sia attualmente oggetto di un duro attacco politico. Secondo gli esperti, la richiesta di una ‘valutazione d’impatto complementare’ (in risposta alla proposta) avanzata a settembre da dieci Stati membri (Austria, Belgio, Estonia, Ungheria, Lituania, Malta, Polonia, Romania, Slovenia e Slovacchia) in un documento informale potrebbe ora avere il sostegno di un totale, addirittura, di 19 Stati membri. Se ciò fosse vero e i Paesi membri trovassero una maggioranza nel Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura (AGRIFISH) che si terrà nel prossimo week end, dal 12 al 13 dicembre, chiedendo ulteriori valutazioni d’impatto da parte della Commissione, si potrebbe posticipare di mesi l’adozione dell’importante proposta legislativa sulla riduzione dei pesticidi o addirittura ‘uccidere’ il dossier.

Se la proposta per i primi tagli legalmente vincolanti ai pesticidi nell’UE è stata presentata a giugno scorso dalla Commissione europea, dopo quasi due decenni di tentativi falliti per ridurre le sostanze chimiche dannose per l’agricoltura, e dopo i recenti successi delle iniziative dei cittadini europei e le critiche del Parlamento europeo; ora si teme che i ministri dell’Agricoltura, tra cui, con un colpo di coda inaspettato, quello italiano, possano respingere la proposta della Commissione di ridurre i pesticidi. Già sabato prossimo, 10 dicembre, i rappresentanti ministeriali riuniti a Bruxelles dovrebbero procedere ad un voto definitivo sulla richiesta alla Commissione UE per un’ulteriore ‘valutazione d’impatto’. Il ritardo significherebbe che la legislazione potrebbe non essere adottata prima delle prossime elezioni europee. A quel punto rischierebbe di sparire dall’agenda Green europea, secondo quanto riferito da diplomatici anonimi. Fonti attendibili hanno già rivelato che la Commissione si sarebbe già offerta di ridurre le protezioni per i gruppi sociali sensibili e gli habitat ecologici tutelati dal regolamento sui trattamenti di sisntesi chimica, per accontentare alcuni ministri (leggi Stati Membri) interessati.

Helmut Burtscher-Schaden, esperto di sostanze chimiche della GLOBAL 2000 e co-fautore dell’Iniziativa dei cittadini europei per salvare le api e gli agricoltori, ha dichiarato, in corso di una conferenza stampa: “Alcuni ministri stanno usando la ‘paralisi da analisi’ per cercare di bloccare questo coraggioso piano sui pesticidi. Indicano la crisi alimentare in Ucraina come giustificazione, ma la loro opposizione rientra in uno schema di protezione dei grandi interessi agricoli che risale a quasi due decenni fa. È un atteggiamento estremamente miope. La maggioranza sembra essersi schierata dalla parte sbagliata dell’argomento, ma potrebbero esserci ancora dei cambiamenti, quindi l’esito del voto non è ancora certo”.

Tutto questo sta accadendo, nonostante il 18 marzo scorso, ben 660 scienziati hanno espresso il loro sostegno al piano sui pesticidi della Commissione.
Josef Settele, firmatario principale e copresidente del Consiglio Mondiale della Biodiversità, ha dichiarato: “Gli sforzi politici per abbandonare gli obiettivi di sostenibilità del Green Deal europeo, tra cui la riduzione dell’uso dei pesticidi e il ripristino della biodiversità, non ci proteggono dall’attuale crisi alimentare, ma portano a un peggioramento e rendono la crisi permanente. Il riscaldamento globale e la perdita di biodiversità stanno già colpendo i raccolti e i mezzi di sussistenza in tutto il mondo. La finestra di opportunità per garantire un futuro vivibile su questo pianeta attraverso un’azione decisa e mirata si sta chiudendo rapidamente. Se non riusciamo oggi ad avviare la necessaria trasformazione del nostro sistema alimentare come delineato nella strategia Farm to Fork, la situazione peggiorerà notevolmente. L’obiettivo è la qualità delle produzioni, non la loro quantità”.

Il movimento politico che si sta mettendo trasversale ad uno dei principali obiettivi del Green Deal nasce da un malcontento della base produttiva che non va però ignorato, ossia l’assottigliamento della forbice dei prezzi tra bio e convenzionale a vantaggio di quest’ultimo, un fatto che sta di fatto assottigliando oltremodo la redditività dei produttori, in particolare quelli Bio, anche come conseguenza diretta della crisi Russo-Ucraina.

Ma su questo punto, il presidente di IFOAM Organics Europe, Jan Plagge, ha dichiarato: “Più di trecentomila agricoltori biologici in tutta Europa dimostrano ogni giorno che modelli agricoli come il biologico e altre pratiche agroecologiche, che non utilizzano fertilizzanti e pesticidi di sintesi, possono contribuire alla conservazione della biodiversità e allo stesso tempo fornire cibo sano di ottima qualità e in quantità sufficiente. Per mantenere questo stato di cose, dobbiamo proteggere i nostri ecosistemi. Ridurre l’uso di pesticidi sintetici e aumentare la diversità agricola è essenziale per proteggere le risorse naturali da cui dipendiamo per produrre il nostro cibo. IFOAM Organics Europe invita quindi tutti gli Stati membri a continuare a lavorare in modo costruttivo sulla SUR“.

L’agricoltrice Ramona Duminicioiu dell’associazione Eco Ruralis, che rappresenta oltre 17mila agricoltori e piccoli produttori in Romania, ha detto: “La Romania è un Paese di piccoli agricoltori, con oltre 4 milioni di persone attive in agricoltura e oltre il 90% degli agricoltori che sono piccoli, ossia che lavorano su meno di 5 ettari. Siamo certi che la regolamentazione più rigorosa possibile di tutti gli input chimici in agricoltura sia benvenuta per queste realtà produttive perché contribuisce a ridurre i costi di produzione, un aspetto critico nell’attuale crisi. Contribuisce alla salute dell’ambiente, dei consumatori e delle persone che lavorano o entrano in contatto diretto con queste sostanze tossiche. Siamo in grado di produrre tutti gli alimenti necessari e anche migliori, senza gli alti costi dei prodotti chimici”.

La bozza di proposta sulla richiesta di una valutazione di impatto aggiuntiva, che non potrà prescindere, in una valutazione di sostenibilità dell’operazione, dal rincaro dei pesticidi e dei fertilizzanti di sintesi e della loro difficoltà di reperimento sul mercato, non sarà pronta per un voto formale alla riunione dell’AGRIFISH dell’11 e 12 dicembre, quindi i ministri hanno delegato la decisione a un voto dei rappresentanti che si riuniranno sabato prossimo 10 dicembre, secondo le fonti di GLOBAL 2000. La decisione finale sarà raggiunta, last minute, in una successiva riunione del Consiglio come punto A, adottata alla fine della riunione senza discussione, forse il 19 dicembre. Questo processo insolitamente affrettato è stato spinto dalla presidenza ceca dell’UE, che vuole concludere la questione prima della scadenza del suo mandato nel nuovo anno.

Mariangela Latella
maralate@gmail.com

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