‘La green economy non abbraccia solo il settore energetico, quello edilizio o la mobilità, ma rappresenta una diversa idea di sviluppo che abbraccia tutti i settori produttivi, agricoltura compresa. Per affrontare le crisi climatica, ambientale e alimentare chiediamo alle istituzioni, sia a livello nazionale che internazionale, di assumere come priorità lo sviluppo di un modello produttivo sostenibile nel settore primario, caratterizzato da: tutela della biodiversità, lotta ai cambiamenti climatici, alla deforestazione e alla desertificazione, così come dal perseguimento di obiettivi produttivi e dal mantenimento della vitalità delle aree rurali.
Chiediamo pertanto un orientamento delle politiche agricole volto a sostenere processi produttivi fondati sul lavoro, sulla tutela delle risorse naturali, sulla sobrietà energetica e sul drastico abbattimento degli input chimici, proteggendo il settore agroalimentare e i suoi operatori e aiutandoli ad abbracciare pratiche autenticamente sostenibili, come il bio’.
Questo il commento di Alessandro Triantafyllidis, presidente nazionale dell’AIAB, in occasione della 40esima Giornata Mondiale dell’Ambiente. Una ricorrenza quest’anno consacrata proprio alla green economy, con il titolo ‘Green Economy: does it include you?’
‘Il biologico – prosegue Triantafyllidis -, che nel mondo occupa una superficie agricola totale di 37 milioni di ettari 10 dei quali in Europa, dove l’Italia si conferma il secondo paese produttore preceduta dalla Spagna e seguita dalla Germania, è un settore che ha già assunto la responsabilità delle istanze ambientali della collettività. È pertanto in condizioni di offrire un concreto apporto alle traiettorie di sviluppo sostenibile. Di più. Il biologico rappresenta il modello di sviluppo sostenibile per eccellenza in agricoltura e come tale andrebbe preso come esempio, a partire dalle esperienze diffuse di pratiche virtuose’.
‘A livello nazionale – conclude Triantafyllidis – il biologico rappresenta anche una risposta alternativa e concreta alla crisi, una risposta che parla in via privilegiata ai giovani. I dati Ismea/GFK-Eurisko confermano infatti che anche nel 2011 il consumo domestico di prodotti bio è continuato a crescere (+ 8,9%), nonostante la crisi e in controtendenza con il resto dell’agroalimentare. E mentre l’età media degli addetti agricoli aumenta costantemente, infatti gli agricoltori biologici sono consistentemente più giovani. Una nostra indagine del 2007, indicava infatti un’età media degli agricoltori bio di 47 anni contro i 59 dei convenzionali’.