“Ashtu si Ëmbëljsia u bë mjalj, / Dituria na u bë valj”.
Come Dolcezza a noi divenne miele, / olio divenne la Sapienza.
(Emilavur, 1866-1943)
La lingua è l’Arbëreshë. E la troviamo, con la sapienza conquistata e tramandata, tra gli olivi dislocati in quattro Comuni della Calabria. Siamo a Vaccarizzo Albanese dove, a partire dal trisavolo Michele, i Librandi testimoniano l’antica migrazione dall’Albania in provincia di Cosenza intorno al 1400.
Sapienza che ha messo radici dalla metà dell’800 in questa famiglia di agricoltori che, da subito, ha praticato l’olivicoltura senza interruzioni apportando, a seconda dell’epoca e dei mezzi a disposizione, migliorie e innovazioni. Fino a sostituire le macine con il frantoio a ciclo continuo già nei primissimi anni ’80 e a decidere di convertire a biologico la produzione dal 1997.
“La lungimiranza di mio padre Pasquale – racconta Michele che, assieme ai fratelli gestisce le Tenute Librandi – mosse dalla consapevolezza che l’utilizzo dei prodotti chimici poteva danneggiare l’ecosistema e che in campagna stava scomparendo la biodiversità. La sua scelta ha segnato anche la nostra formazione”.
Oltre i disciplinari
Così, Michele è diventato agronomo, Angela capo panel e ora è la responsabile frantoio, Lucia e Carmela si occupano dell’amministrazione e del commerciale, mentre Pino sovrintende alla logistica, alle attrezzature e alla gestione del personale. Se n’erano andati tutti da altre parti, a studiare e anche a lavorare. Poi, chi prima e chi dopo la scomparsa del padre, sono tornati a casa.
Tradizioni e innovazioni si sovrappongono in una naturale continuità. In famiglia si parla ancora l’Arbëreshë, ma le forti radici non hanno impedito ai cinque fratelli di guardare oltre. Così, mentre prima l’olio veniva venduto sfuso ad altre realtà che lo commercializzavano, hanno spinto sulla vendita in bottiglia con il loro nome in etichetta. Non solo. “Il biologico va bene – dice Michele – però possiamo fare qualcosa in più oltre a installare i pannelli solari e gli impianti per l’irrigazione a goccia che abbiamo già dal ’97. Ora utilizziamo sistemi di controllo che consentono di usare ancor meno acqua di irrigazione. Con le sonde (fogliari e al suolo) c’è la possibilità di ridurre ulteriormente il consumo dell’acqua di almeno il 20%. Questa è una cosa non prevista nei disciplinari ma, se abbiamo a cuore l’ambiente, un’attenta digitalizzazione dell’oliveto per non sprecare le risorse è qualcosa con cui bisogna confrontarsi e intanto noi abbiamo cominciato a farlo”.
Il gioco degli abbinamenti
In famiglia si divertono ad abbinare i loro pluripremiati oli ai piatti. Ecco allora che il burro della classica colazione con pane e marmellata (rigorosamente di agrumi biologici delle Tenute Librandi) viene sostituito, ad esempio, dal monovarietale di Nocellara del Belice. Sono tre gli altri monocultivar prodotti: di Giarraffa (anche questa varietà originaria della Sicilia), di Frantoio (molto diffusa in tutta Italia) e dell’autoctona Carolea. Poi tre blend che comprendono altre varietà originarie della zona, come la Roggianella e la Dolce di Rossano. Il “Dradista” è risultato il miglior extravergine bio blended fruttato intenso al mondo nella guida Flos Olei 2022.
Negli anni le Tenute Librandi si sono estese su campi dai 100 ai 600 mt di altitudine, fino agli attuali 154 ha di oliveti (coltura principale). La maggior parte dell’olio (60%) è destinato all’estero (Centro Europa, Germania, Svizzera Austria, Giappone Usa, Norvegia, Ucraina). In Italia si privilegiano canali di vendita che valorizzino la qualità, come ristoranti attenti alle eccellenze gastronomiche o negozi specializzati.
Prezzo: dai 18,50 ai 21,90 euro a seconda della varietà, 50cl
Info: www.oliolibrandi.it
Daniela Utili