Tenuta Cavasecca: oleoturismo, una carta vincente per l’extravergine di qualità

Gli artigiani degli extravergini

Condividi su:

Facebook
Twitter
LinkedIn

Come tanti se n’era andato dalla Sicilia. Una questione di orizzonti limitati, così come le prospettive di un futuro nell’azienda di famiglia. E quando Dario decise di completare i suoi studi a Milano, alla Bocconi, in un iter inframmezzato dall’occasione di più esperienze all’estero (Olanda e Brasile), non avrebbe scommesso un centesimo su un suo possibile ritorno nella pur amata isola.

E invece…

“Già, non me lo sarei mai immaginato. E invece sono state proprio le opportunità che ti dà quell’università, il suo respiro internazionale che ti apre il cervello e gli orizzonti, a farmi capire il potenziale della realtà in cui ero nato. Così, dopo alcuni anni di lavoro a Milano come consulente strategico per le imprese, ho deciso di mettere a frutto le conoscenze acquisite per l’azienda di famiglia e sono tornato in Sicilia per iniziare una nuova vita.”

E ha fatto bene, perché oggi Tenuta Cavasecca è una delle imprese più rappresentative per l’extravergine di qualità, prodotto che sta crescendo in modo esponenziale in questa regione. Siamo nella zona di Canicattini Bagni, nel Siracusano, a 500 metri di altitudine su terreni costellati di ulivi secolari e millenari, simboli di una storia antica testimoniata da prestigiosi siti Unesco: Siracusa, la necropoli di Pantalica, Noto. La posizione, la natura del suolo, la vicinanza del mare favoriscono la coltura dell’olivo. Qui ci sono anche mandorleti e carrubeti, ma il brand Tenuta Cavasecca riguarda solo l’olio con una produzione che risale ai primi anni ’20 del secolo scorso con il bisnonno di Dario, Michele Ficara. Negli anni ’60 uno dei figli decise di cedere la proprietà e, poco dopo, i terreni e l’antico caseggiato vennero abbandonati e lasciati all’incuria.

Quindi?

Solo negli anni ‘90, grazie alla scelta coraggiosa di mio padre Antonio, la nostra famiglia rientrò in possesso dei terreni e iniziarono importanti interventi di ripristino sia del patrimonio arboreo esistente sia del caseggiato. Negli anni, mio padre aumentò notevolmente la superficie olivetata con la messa a dimora di sole cultivar autoctone: Tonda Iblea, Biancolilla, Nocellara. Nel frattempo si concentrò intensamente sul recupero degli esemplari centenari e millenari della varietà che cresce solo in questo territorio: la Zaituna o Siracusana, Presidio Slowfood, da cui nasce il nostro prodotto di punta.

Come siete arrivati alla scelta del metodo biologico?

È stata più una conseguenza che una scelta. Ci siamo resi conto che le pratiche agricole che caratterizzano da sempre la nostra attività, rispecchiavano pienamente i dettami del metodo biologico. Quindi si è trattato semplicemente di seguire un iter burocratico che ci ha portato in tempi brevi ad ottenere la certificazione per tutte le nostre produzioni colturali.

Torniamo al potenziale che avevi individuato con l’esperienza milanese. Non è semplice fare olivicoltura, qual è la tua ricetta?

Diversificare. Noi organizziamo molti eventi e, soprattutto, raccontiamo l’olio. Le attività non puramente agricole sono fondamentali per due motivi. Il primo è che costituiscono una fonte di reddito aggiuntiva, in particolare nelle annate in cui si produce poco olio. Il secondo è che l’educazione all’olio di oliva è cosa buona e giusta ed è fondamentale fare comunicazione.

Come?

Non è azzardato dire che saper riconoscere un buon olio di oliva è condizione necessaria per la salute. Ma bisogna spiegare perché e insegnare a riconoscere l’extravergine di qualità. Le esperienze che organizziamo in Tenuta iniziano con una passeggiata tra gli ulivi poi, arrivati al caseggiato, si accede al “tempio” in cui l’olio riposa. Qui vengono narrate storie su tecniche di raccolta, molitura e stoccaggio. Nella sala dell’antica mangiatoia, finalmente l’assaggio. Organizziamo anche corsi di cucina in collaborazione con Fiora, il riferimento principale a Siracusa per le cooking class. Facciamo teoria e pratica. Prima io racconto e spiego l’olio poi esco di scena e si cucinano e mangiano piatti della tradizione siciliana in abbinamento con i nostri extravergini.

Ben venga l’oleoturismo, quindi, visto che il turismo in Sicilia è cresciuto moltissimo. Ma si riesce a farne un’attività remunerativa?

Abbiamo iniziato quasi per gioco poi l’attività è cresciuta, tanto che ho dovuto addirittura creare una società che si occupa dell’offerta di questi eventi. La richiesta è enorme, quindi ha avuto successo. Collaboriamo con agenzie turistiche, soprattutto straniere, organizzano pacchetti-viaggio supercustomizzati per gente di un certo livello, gruppi piccoli, 15-20 persone massimo. Le agenzie mi dicono che non ci sono produttori di olio disponibili ad aprirsi a una clientela di questo tipo, come se ci fosse una sorta di segreto da mantenere. Il vantaggio, invece, è essere dei libri aperti e stabilire rapporti diretti. Parlare direttamente col produttore per questi turisti è una cosa fantastica, si crea un rapporto quasi di amicizia.

Progetti?

Più che ai progetti penso alle sfide che noi produttori, insieme, dovremmo intraprendere. Prima fra tutte, quella che riguarda il settore della ristorazione, un veicolo eccezionale nel trasmettere le giuste conoscenze. È fondamentale mantenere un contatto diretto con i ristoratori, in un rapporto di mutuo apprendimento che consenta a noi di creare oli più in linea con le esigenze della ristorazione e a loro di educare la propria clientela alla qualità. Trovo che ci sia ancora molta chiusura, ma il lavoro deve soprattutto partire da noi. Dobbiamo far capire che mentre per il vino c’è subito un ritorno economico, per l’olio il guadagno è rappresentato dal prestigio. E poi l’olio gratis al ristorante prima o poi deve scomparire. Tra gli strumenti che potremmo proporre al ristoratore ci sono le mini dosi: si racconta l’olio e a quali piatti può essere abbinato e, se ne resta, si può portare a casa.

La produzione media annua è tra i 10 e i 15mila litri da 30 ettari di uliveti.

Circa il 70% dell’extravergine Tenuta Cavasecca vola all’estero: Germania, Francia, Olanda, Paesi Scandinavi, Giappone e Corea del Sud. Nel mercato nazionale il principale canale distributivo è HoReCa.

Daniela Utili

Prezzo bottiglie da 50 cl:

– Siracusana, monocultivar – 23,90€

– Firrisa, monocultivar di Tonda Iblea – 21,90€

– Miscazzè, blend – 21,90€

Info: 

cell.: 333 6526320

info@cavasecca.it

www.cavasecca.it 

Seguici sui social

Notizie da GreenPlanet

news correlate

Alla scoperta di Podere Borselli

Una valle di vigne e oliveti intercalati agli eleganti cipressi toscani, sotto l’occhio vigile del Monte Amiata: è la Conca d’Oro. Qui, a Montegiovi nel

INSERISCI IL TUO INDIRIZZO EMAIL E RESTA AGGIORNATO CON LE ULTIME NOVITÀ