Con 2.944.941 ettari coltivati a biologico nel 2024, la Spagna consolida il suo ruolo di primo Paese dell’Unione europea per superficie bio e di sesto al mondo. Lo evidenzia il rapporto pubblicato dal Ministerio de Agricultura, Pesca y Alimentación (MAPA), che analizza l’andamento della produzione biologica nazionale.
Nonostante una lieve contrazione di 46.940 ettari rispetto al 2023, la quota di superficie biologica sulla superficie agricola utilizzabile (SAU) è aumentata, passando al 12,31% (+2,33 punti percentuali). Il dato riflette una riduzione più marcata della SAU totale, segno che il biologico mantiene la sua tenuta all’interno del sistema agricolo spagnolo.
La flessione di superfici interessa soprattutto Andalusia, Castiglia-La Mancia e Comunità Valenciana, mentre altre Regioni mostrano una stabilità o una crescita in specifici comparti.
Tra le colture vegetali, si distinguono gli incrementi per tuberi e radici (+7,3%), piante raccolte verdi destinate all’alimentazione animale (+2,9%) e ortaggi freschi e fragole (+1,2%).
A livello globale, la Spagna resta primo produttore di olive e uva biologiche e terzo per agrumi bio.
Nel settore zootecnico, la produzione animale biologica ha raggiunto 11.164 tonnellate, in aumento dello 0,5% sul 2023. Crescono soprattutto gli equini (+17,5%), i caprini da carne (+8,7%) e gli ovini (+3,3%), mentre il numero complessivo di capi allevati sale del 3,9%.
Diversamente, l’acquacoltura biologica registra un calo del 26,3%, fermandosi a 3.175 tonnellate, con una forte riduzione per storioni (-66,7%) e cozze (-28,3%), parzialmente compensata dall’aumento della produzione di ostriche (+45,4%).
Il numero complessivo di operatori biologici diminuisce leggermente, a 66.687 (-2,6%), di cui 62.621 produttori (-2,8%).
Il rapporto – basato su dati delle comunità autonome e in attesa di validazione da parte di Eurostat – si chiude ricordando l’impegno della Strategia Alimentare Nazionale a favore del biologico, riconosciuto come strumento per la tutela della biodiversità e la protezione dell’ambiente. Un settore che, grazie alla varietà di suoli, climi e culture agricole, contribuisce a rafforzare la dieta mediterranea, patrimonio immateriale dell’umanità secondo l’UNESCO.
La Redazione