Riforma del bio: l’Europarlamento gioca al ribasso

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Il Parlamento europeo ha approvato il 20 aprile con 466 voti a favore le nuove regole sull’agricoltura biologica. Le norme prevedono controlli e limiti meno rigidi rispetto a quelli già previsti nel nostro Paese. Per questo motivo gli europarlamentari italiani hanno votato compatti contro il provvedimento, frutto di un compromesso tra le istituzioni europee raggiunto nell’estate 2017 e che entrerà in vigore nel 2021. Le delegazioni italiane chiedevano norme più restrittive di quelle adottate, in particolare sulla soglia di contaminazione accidentale da pesticidi non autorizzati e sulle deroghe concesse all’importazione di prodotti bio da Paesi terzi.

‘L’esito dei negoziati per dare nuove regole alla produzione biologica in Europa rappresenta un’occasione persa. Per noi, tuttavia, la sfida di replicare o avvicinare il più possibile il sistema europeo al modello biologico di alta qualità e sostenibilità italiano resta aperta’. E’ il commento a caldo di Paolo De Castro, vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, a conclusione del voto favorevole dell’assemblea europea sulle nuove regole per produrre biologico in Europa.

‘Il punto cruciale negativo – tiene a precisare De Castro – è aver abbassato le soglie per i residui di fitofarmaci. Che differenza c’è con l’agricoltura convenzionale?, s’interroga l’europarlamentare, già due volte ministro dell’Agricoltura in Italia, che intervenendo al dibattito al Parlamento dell’UE aveva chiesto di seguire la legislazione più stringente in vigore in Italia al fine ‘di garantire una concorrenza leale per i produttori e gli operatori del settore, di prevenire le frodi e migliorare la fiducia dei consumatori’. L’accordo finale – per lui – rappresenta un compromesso al ribasso.

La palla sarà nel campo della prossima Commissione europea che ha la possibilità di proporre standard di produzione più elevati prima dell’entrata in applicazione del nuovo regolamento UE nel 2021. L’Italia è prima tra i 28 Paesi in termini di produzione biologica e seconda per superficie coltivata: 1,8 milioni di ettari contro 2 milioni in Spagna. E la produzione biologica è destinata a crescere.

Il nuovo regolamento ha fatto subito discutere e registrare la forte contrarietà degli agricoltori italiani. Questione di regole troppo larghe e di stile produttivo, e quindi di mercato, un mercato che vale ormai, solo per il nostro Paese, qualcosa come 2,5 miliardi di euro e poco più di 72mila operatori che in Europa diventano 370mila. Un settore che può ancora crescere molto, ma il cui orizzonte dipende molto proprio dalle regole che l’Europarlamento ha da poco approvato definitivamente.

Il punto critico riguarda prima di tutto la facoltà concessa ai singoli Stati di mantenere regole e soglie meno restrittive per i residui di fitofarmaci o di contaminazione da OGM. Poi la possibilità di continuare a produrre ‘biologicamente’ anche in serre e fuori suolo. Per questo, secondo le associazioni italiane di settore è necessario ora accelerare sul marchio del bio nazionale per consentire scelte di acquisto più consapevoli, con sei italiani su dieci (60%) che nel 2017 hanno acquistato almeno qualche volta prodotti biologici.  

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