Fabrizio Piva, amministratore delegato del CCPB, è scettico sulla proposta di regolamento europeo in materia di agricoltura biologica raggiunto il 16 giugno a Lussemburgo.
‘Sulla questione delle soglie di contaminazione – ha dichiarato Piva in un’intervista a Italiafruit News – l’Italia rimane con la propria soglia mentre i Paesi che ne sono privi continueranno a essere liberi fino al 2020, quando ci sarà un approccio omogeneo. Dov’è l’uniformità?”.
Sui controlli Piva dichiara nella stessa intervista:
‘L’impressione è che si allargheranno le maglie creando regole a macchia di leopardo nell’UE, dove prima era previsto ovunque un controllo l’anno; ora ogni singolo Paese potrà decidere di ridurre la frequenza dei controlli fino a un massimo di 30 mesi. Si va contro lo spirito della riforma che proponeva di adottare regole più restrittive’.
Dubbi di Piva anche sull’introduzione della certificazione di gruppo, volta a consentire un accesso più facile per le piccole aziende produttrici nel settore del biologico:
‘Quali sono i criteri e i parametri in base ai quali un produttore viene definito piccolo? Quali i requisiti minimi per l’internal control system? E a chi andrà rilasciato il certificato? Ci si augura alla sola capogruppo che abbia piena disponibilità del prodotto’.