La regione di Gaziantep, nel sud della Turchia ad appena 60 chilometri da Aleppo, è una delle aree che più hanno subito le conseguenze del conflitto in Siria. Una enorme ondata migratoria ha portato circa mezzo milione di profughi a stabilirsi in una città che prima contava poco meno di due milioni di abitanti. Il passare degli anni ha permesso di aumentare il livello di integrazione dei profughi siriani, ormai stabilmente parte del quadro cittadino.
Tra le storie di integrazione e convivenza spicca quella di 7 donne, che con le borse di studio del ministero hanno frequentato con successo la scuola di gastronomia e di agricoltura biologica, per poi fondare una cooperativa, di sole donne, 7 Ezo Gelin.
La cooperativa, che da subito ha coinvolto nel progetto anche donne siriane, è cresciuta fino a ottenere il sostegno dell’agenzia per lo sviluppo della Via della Seta (Ipek Yolu Kalkinma ajansi) che con fondi anche statali ha aperto nuovi corsi, allargato l’accesso a studentesse turche e siriane, costruito serre e installato impianti per il dry freezing, che consente di mantenere intatti i valori nutrizionali di frutta e verdura.
“Gaziantep non è famosa solo per la vicinanza alla Siria – dice una di loro – ma per una cucina considerata patrimonio dell’Unesco. Il nostro obiettivo è la produzione degli ingredienti base di questo patrimonio, essenzialmente frutta e verdura, e farli conoscere, sia freschi che essiccati. La scuola e la cooperativa danno una possibilità a tante donne, spesso in situazioni di indigenza o che magari faticherebbero a trovare un lavoro”. Al momento sono circa 600 le donne che hanno terminato i corsi, rallentati a causa del Covid, ma il dato importante è che circa la metà di queste sono siriane.
La Cooperativa ha realizzato buoni fatturati e l’anno scorso ha esportato nell’Unione Europea per circa 80 mila euro. Numeri ancora piccoli, ma significativi, soprattutto per chi ha appena iniziato a dimenticare il passato e ora vuole aprirsi al mondo.
Fonte: AGI