Marks & Spencer, uno dei cosiddetti Big four della GDO britannica, ha da poco annunciato l’intenzione di rendere la propria linea di vini completamente vegana entro il 2022.
Sue Daniels, responsabile del settore vini della catena di supermercati, ha dichiarato in una nota inviata al magazine veganfoodliving.com: “Ovviamente un impegno del genere non è privo di sfide, tuttavia stiamo lavorando a questo tipo di alternative con i produttori da diversi anni e abbiamo già visto cambiamenti radicali perfino nelle aree più tradizionali come la Francia e la Spagna. Certamente sosterremo anche il resto delle nostre cantine partner in ogni fase del cammino verso questo obiettivo”.
Si tratta infatti di un obiettivo non facile raggiungere e molto ambizioso poiché i coadiuvanti che servono per chiarificare, depurare o rendere meno torbido il vino, che spesso sono di derivazione animale, non sono facilmente sostituibili. Inoltre, sebbene talvolta vengano rimossi dal prodotto finale, il loro impiego non consente di considerare un vino vegano o cruelty-free, tanto più se si tiene conto che non esiste la garanzia che non lascino tracce.
Una questione talvolta ambigua, interpretata dalla certificazione VEGANOK, che al punto 3 del disciplinare chiarisce circa la “tipologia ingredienti/materiali” ammessi per il vino.
Osservando lo scenario produttivo alla luce di tali specifiche, il Rapporto Osservatorio VEGANOK 2017 indica tra le regioni italiane con la maggior presenza di aziende vitivinicole certificate VEGANOK la Toscana (28%), l’Abruzzo (20%) e il Piemonte (17%). Insomma un quadro buono a livello nazionale, ancora migliore se si considera che anche Sicilia e Trentino Alto Adige vantano ottime percentuali, che, tuttavia, viste le tendenze internazionali dovrà essere ulteriormente implementato per restare attraenti sui mercati esteri.