Passa attraverso una “Road to Green” il rilancio di Temakinho e l’uso di ingredienti biologici è un elemento essenziale di questo percorso. La catena di ristorazione nippo-brasiliana oggi conta 10 ristoranti diretti a cui si aggiungono quattro locali in franchising, di cui due nell’aeroporto di Roma Fiumicino, uno a Milano Linate e uno a Lione in Francia e sono previste nuove aperture in Italia, Francia e Spagna. Nel primo trimestre del 2024, il fondo Mutares ha rilevato l’azienda, coinvolgendo nuovamente Fabrizio Pisciotta, co-founder, come azionista di minoranza e CEO, e Linda Maroli, founder, come consulente del brand per la supervisione dell’innovazione e del design, ed ha accolto e sostenuto la loro idea di una rivoluzione sostenibile per la catena.
Gli ingredienti sono al centro di questa nuova visione e il primo tassello è rappresentato dalla sostituzione nei propri roll del formaggio spalmabile con uno spalmabile plant-based biologico a base di crema di anacardi, prodotto da un’azienda italiana. “Considerando che nei nostri locali utilizziamo circa 80-100 kg di formaggio spalmabile ogni mese – ha sottolineato Linda Maroli – abbiamo calcolato che questa scelta ci permette un risparmio di emissioni di anidride carbonica di oltre 36.000 kg annui”.
A questo si aggiunge l’impatto positivo sulla salute delle persone.
“La nostra filosofia è che chi può fare delle scelte, deve farle – ha aggiunto Fabrizio Pisciotta -. Nei nostri ristoranti mediamente entrano 350-360.000 persone, pensate che impatto avrebbe questa scelta se fosse fatta da una catena con 2 milioni di clienti. A questo proposito racconto un aneddoto. Quando abbiamo preso il nostro accordo con l’azienda che produce la crema di anacardi, io avrei voluto chiedere loro un’esclusiva, almeno per quanto riguarda il nostro settore, ma Linda non me lo ha permesso pensando a quanto sarebbe positivo l’impatto se altri ristoranti di sushi facessero la nostra scelta”.
Non è la crema di anacardi l’unico prodotto bio sul menù di Temakinho. Sono biologiche le bibite, anch’esse prodotte da aziende italiane, che stanno sostituendo le più note bibite gassate e, sempre in ambito beverage, è biologica la cachaça utilizzata per ottenere il cocktail più rappresentativo per la catena, la caipirinha. Inoltre si stanno definendo degli accordi con produttori di riso e di verdura.
“Abbiamo intenzione – ha dichiarato Maroli – di iniziare a collaborare con aziende giovani, che abbiano a cuore il recupero della salute del suolo”. Il menù estivo rappresenta quindi un primo passo in questa direzione che proseguirà nei prossimi mesi, con il menù invernale.
Elena Consonni