In un’Italia in cui, nel 2024, è salita al 20,2% l’incidenza della superficie agricola biologica sul totale nazionale, ci sono regioni che spingono la marcia e altre che rallentano, specialmente nel Centro Italia. La superficie biologica nel 2024 è infatti scesa nel Lazio, Toscana e Umbria. Questi dati sono emersi dalla ricerca “Il mercato del biologico: dinamiche e strumenti”, presentata da Antonella Giuliano, responsabile dell’Unità operativa di Qualità, Biologiche e Multifunzionalità di ISMEA, in occasione dell’evento “BIO al Centro – i prodotti biologici della campagna laziale dritti al cuore di Roma”, organizzato da ConfagriBIO in collaborazione con AIAB e Arsial, “braccio operativo” della Regione Lazio per quanto riguarda il settore agricolo e agroalimentare. L’iniziativa, finalizzata a promuovere e valorizzare le eccellenze del biologico laziale, è stata pensata in due tappe: una convegnistica, svoltasi nella sede di Confagricoltura a Palazzo della Valle – con il saluto portato ai presenti dal sottosegretario Masaf Luigi D’Eramo – e l’altra di esperienza diretta sul campo proposta presso l’azienda agricola Morani di Santa Severa, in provincia di Roma.
“Lo stato del biologico nel Lazio non è in coma, ma ha qualche linea di febbre” – è il commento rilasciato a GreenPlanet da Paolo Parisini, presidente di ConfagriBIO. “Bisogna trovare una cura che sia abbastanza innovativa e radicale perché l’agricoltura biologica è validissima e va gestita e condotta con criteri e modalità moderne”. “L’agricoltura biologica laziale evidenzia uno stato di difficoltà comune a tutto il territorio nazionale – ha aggiunto Parisini –. È chiaro, poi, che ci sono regioni messe meglio e regioni messe peggio. Va detto che la regione Lazio è molto vicina al raggiungimento del famoso 25% di superficie bio, che è la meta posta dalla Comunità europea per il 2030. Nel Lazio, inoltre, ci sono molti agriturismi biologici che aiutano a diffondere il concetto di biologico presso la popolazione”.
Secondo Parisini, gli agriturismi “possono rappresentare una chiave fondamentale per avvicinare i consumatori al biologico. Un altro aspetto importante, già adottato in molte regioni, è l’educazione nelle scuole: attraverso le mense scolastiche, i ragazzi possono conoscere e comprendere fin da piccoli il vero significato del cibo biologico”.
Sulla necessità di potenziare le mense bio nelle scuole si è soffermato anche il presidente AIAB, Giuseppe Romano, moderatore del convegno sul mercato del biologico, a cui hanno partecipato il presidente di Arsial Massimiliano Raffa, l’esperto di sviluppo rurale Carlo Hausmann, il presidente di Italmercati Fabio Massimo Pallottini e il key account manager di Alce Nero, Andrea Lugli.
“Inutile dire che per noi le mense bio nelle scuole sono strategiche – ha sottolineato Romano – e quindi è necessario riportare a 10 milioni di euro i fondi a disposizione, come era nel 2019”.
Per quanto riguarda l’avvicinamento dei giovani consumatori, dal Lazio arriva un segnale positivo: secondo ISMEA, le famiglie con figli sotto i 6 anni hanno registrato nel 2024 un aumento della spesa Bio del 18,9%.
I numeri del mercato Bio laziale nel 2024 hanno, peraltro, visto una crescita del valore della spesa del 7,4% (+24 mln di euro), con un +7,6% di volumi di prodotti acquistati rispetto al 2023.
Il valore dello scontrino Bio nel Lazio, ha rilevato ancora ISMEA, si concentra per il 36,1% nell’ortofrutta, per il 23,4% nel latte e derivati e per il 13,1% nei derivati dei cereali.
Rispetto al 2023 crescono soprattutto i consumi degli oli e grassi vegetali (+55,4%), di miele (+31,3%), di vino e spumanti (+16,3%) e di latte e derivati (+11,5%).
Cristina Latessa














