Far trovare più varietà di prodotto biologico nei punti vendita della GDO è senz’altro una buona strategia per rilanciare il settore, e su questo c’è l’impegno delle grandi catene di vendite, che tuttavia tra i consumatori riscontrano ancora poca conoscenza, se non confusione, sulle caratteristiche e i valori dei prodotti bio. Ecco perché per rilanciare il bio bisogna partire dal punto “che la strategia distributiva non la fa solo la Grande Distribuzione Organizzata ma l’intero settore – come hanno sottolineato il responsabile sviluppo e sostenibilità di Coop G.Bellini e nostro editorialista Fabrizio Piva – Tutti insieme facciamo strategia distributiva e su questo dobbiamo puntare e crederci”. È questa la considerazione di sintesi emersa dal webiner “Distribuzione, un ruolo da recuperare”, secondo appuntamento del ciclo “Come il bio può tornare protagonista” organizzato da GreenPlanet in collaborazione con Omnibus Comunicazione e il supporto di Consorzio il Biologico.
L’incontro, moderato da Chiara Brandi, giornalista coordinatrice di GreenPlanet, oltre alla partecipazione di Fabrizio Piva, ha visto gli interventi di Alberto Ancarani, responsabile ortofrutta bio Coop Italia, Nicoletta Maffini, presidente Assobio, Ernesto Fornari, direttore Apofruit, Silvia Schmidt, policy manager IFOAM Organics Europe e Annamaria Medici, responsabile acquisti e formazione ortofrutta Multicedi.
Dagli interventi dei responsabili ortofrutta di Coop Italia e Multicedi è emerso che né l’ampio assortimento, né la veicolazione di volantini promozionali hanno aiutato a favorire i consumi del biologico nei loro punti vendita. “Abbiamo provato a rilanciare i consumi di biologico e, nonostante l’assortimento ampio che proponiamo, non abbiamo avuto i risultati attesi, la ricetta non è stata ancora trovata”, ha sottolineato Alberto Ancarani in merito alle vendite di prodotti bio in Coop Italia.
“Nei punti vendita Multicedi – ha osservato da parte sua Annamaria Medici -, si fa fatica a sostenere l’assortimento bio. Categorie come il nickel free e il residuo zero hanno eroso un po’ il fatturato del biologico e avevamo anche noi un po’ mollato la presa ma poi abbiamo deciso di accontentare il consumatore che lo cerca e abbiamo quindi ripreso a inserirlo nei volantini promozionali, fornendo anche informazioni per rafforzare la fiducia del consumatore e fidelizzarlo”.
Per Nicoletta Maffini, presidente di Assobio, il mercato dei consumi bio sta mostrando un po’ di ripresa e comunque è superiore alla quota del 3% sul totale dell’agroalimentare comunemente indicata, perché il consumatore non acquista solo in GDO ma anche nei punti di vendita diretta, e nei negozi specializzati. “Detto questo – ha osservato Maffini -, c’è ancora tantissimo da fare e lo si può fare insieme, tra i vari operatori della filiera. Da parte nostra lavoriamo molto in sinergia con la GDO per fare promozione e, se ancora non ci sono i risultati attesi, è perché c’è ancora diffidenza sul bio da parte del consumatore, che è anche confuso dai vari green claims”.
Sulla considerazione recentemente espressa dal ministro Lollobrigida che il biologico dovrebbe aumentare la produzione e garantire al mercato prezzi più contenuti e alla portata di un vasto pubblico di consumatori, è intervenuto il direttore di Apofruit, Ernesto Fornari, osservando che “così ci si dà la zappa sui piedi. Difatti – ha detto Fornari – la mia paura, più di tutte, è che senza il giusto reddito per i produttori bio, si perderanno terre agricole, e quando un’azienda bio è persa, non la recuperi più”. “Bisogna fare più informazione presso i consumatori e offrire una gamma di prodotto assortita e con tante varietà – ha aggiunto ancora Fornari – , nonché fare campagne di promozione stagionale nel momento giusto”.
Coop Italia ha voluto dare un contributo di soluzione al problema del rilancio del bio osservando che “possiamo pensare di spingere di più su alcune tipologie di prodotti bio gradite ai consumatori, come i limoni – ha detto Ancarani – mettendo in vendita nei piccoli e medi supermercati solo i limoni bio e non i convenzionali”. Una proposta definita “interessante” dal direttore di Apofruit, Fornari, “perché diverse metrature di vendita possono offrire diverse opzioni di vendita. Abbiamo fatto esperienza in questo senso, con risultati positivi”. Ma sul “senso unico di vendita” ha espresso riserve Annamaria Medici, sottolineando “di non condividere l’idea di eliminare il prodotto convenzionale perché la nostra realtà di vendita (Multicedi è una realtà di punta della GDO del Centro-Sud Italia, principalmente in Campania, ndr) è in un territorio altamente produttivo”. Medici ha ribadito che ai consumatori servirebbero più informazioni sul prodotto bio “e se il residuo zero ha aumentato le vendite, vuole dire che ha saputo comunicare meglio rispetto al bio”.
Sicuramente il biologico “ha dei valori e caratteristiche che altri sistemi di produzione non hanno e che andrebbero comunicati meglio – ha rimarcato Fabrizio Piva – Per esempio, bisognerebbe spingere sulla comunicazione del premium ambientale dell’agricoltura bio”.
Silvia Schmidt di Ifoam Organics Europe, divisione europea di Ifoam Organics International, la federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica, si è soffermata sulla questione dazi, riferendo che la federazione “si è subito messa in contatto con la controparte statunitense e le associazioni del comparto agricolo hanno espresso preoccupazione da entrambe le parti dell’oceano. C’è la convinzione diffusa che l’introduzione dei dazi avrà effetti negativi sia per i produttori che i consumatori”.
Cristina Latessa