Olio extravergine, ‘troppe tristi frodi’

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Si è svolto il 5 novembre a Firenze il convegno ‘L’olio di oliva e il suo contesto’, organizzato dall’Accademia dei Georgofili. Dalle relazioni è stato evidenziato innanzitutto che l’olivicoltura italiana è straordinariamente eterogenea e non consente facili generalizzazioni. Presenta infatti una biodiversità molto ricca e un’ampissima gamma di tecniche di allevamento e colturali, adattatesi nei millenni alle esigenze dei molteplici microambienti della nostra penisola e isole.

 

In generale, oggi i costi di produzione delle olive vanno progressivamente aumentando e i prezzi pagati ai produttori tendono a essere sempre meno remunerativi. Ne consegue che crescono le difficoltà e un numero crescente di oliveti manifesta sofferenze da incuria, ben visibili dall’aspetto delle chiome e dai terreni che rimangono più a lungo incolti. Dobbiamo quindi responsabilmente far convergere le energie disponibili su realistiche possibilità di innovazione e sviluppo della maggior parte possibile della nostra tradizionale olivicoltura, affinché rimanga o divenga capace di produrre autonomamente l’indispensabile adeguato reddito e continui ad essere competitiva su un mercato globale in rapida evoluzione.

La coltivazione dell’olivo si sta infatti espandendo, anche in nuovi continenti, utilizzando materiale genetico e tecniche colturali innovatrici (ad esempio la superintensiva) che consentono di produrre oli extravergini a costi più che dimezzati rispetto ai nostri. Il commercio del nostro olio di oliva presenta profili peculiari: da tempo la produzione italiana non è sufficiente a soddisfare il complessivo fabbisogno nazionale e non esportiamo soltanto olio prodotto con le nostre olive. Gli oli extravergini che importiamo da più parti vengono manipolati e miscelati, ma non sempre sappiamo come. Poi vengono commercializzati, spesso in confezioni etichettate made in Italy e offerte anche a prezzi incredibilmente bassi.

Gli oli che oggi raggiungono e superano i parametri minimi necessari per essere definiti extravergini sono ormai diventati fin troppo numerosi. A tutela di produttori e consumatori, nel tempo sono state varate diverse norme per poter controllare l’autenticità di quanto dichiarato in etichetta. Ora si cerca di ottenere una documentata tracciabilità lungo tutto il percorso della filiera, dal campo al consumatore, ma vengono posti ostacoli che riescono a fermare insistite proposte legislative a questo riguardo.

Sul ‘sublime e scandaloso mondo’ dell’olio extravergine di oliva è stato recentemente pubblicato un interessante volume dell’americano Tom Mueller, anch’egli presente all’Accademia dei Georgofili. In questo libro, l’autore evidenzia i nuovi orizzonti aperti dal crescente mercato globale, ma anche le tristi frodi commesse ai danni dei consumatori. Il presidente dell’Accademia, Scaramuzzi ha concluso il proprio intervento insistendo sul fatto che è necessario ed urgente un piano strategico nazionale, partendo anche da iniziative regionali, anche se già il Commissario Europeo all’Agricoltura Ciolos ha manifestato l’intenzione di definire un apposito piano strategico per il comparto olivicolo.

 

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