Ogni ora 11 ettari in meno per l’agricoltura italiana

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L’Italia è sempre più in debito di suolo. Mentre la cementificazione avanza senza sosta, l’agricoltura continua a perdere terreno. In meno di vent’anni la superficie edificata ha mangiato oltre due milioni di ettari coltivati, cancellando il 16% delle campagne, e lo scippo procede tuttora a ritmi frenetici: più di 11 ettari l’ora, quasi 2.000 a settimana, circa 8.000 in un mese. Ma non mettere un freno al consumo di suolo e difenderlo dalle aggressioni indiscriminate significa continuare a sottovalutare quella che è una risorsa strategica del Paese.

E non solo per fattori ambientali e paesaggistici, ma soprattutto per motivi economici e alimentari. E’ quanto emerso lunedì 9 marzo al convegno ‘Suolo, paesaggio, cambiamenti climatici e agricoltura’, organizzato a Firenze, a Palazzo Vecchio, dalla CIA-Confederazione italiana agricoltori, alla presenza dei ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente Maurizio Martina e Gian Luca Galletti, e inserito nel ciclo di iniziative pre Expo ‘Il territorio come destino’.

 

L’estensione della superficie agricola – ha evidenziato la CIA – è legata direttamente alla sicurezza alimentare. Ed è per questo che il consumo di suolo coltivato rischia di riflettersi sulle cifre dell’approvvigionamento alimentare in Italia, dove a oggi si arriva a coprire il fabbisogno di cibo di tre cittadini su quattro, dovendo ricorrere alle importazioni per coprire questo deficit produttivo.

D’altra parte, però, gli italiani credono nell’agricoltura e l’88 per cento di loro si dichiara preoccupato per l’abbandono delle campagne e per la crisi del settore, che paga non solo gli effetti del maltempo e dell’embargo russo ma anche le scelte della politica, a partire dall’Imu.

‘Se da una parte cresce la domanda di cibo, dall’altra diminuiscono le terre coltivate. Una contraddizione che va fermata e affrontata – ha spiegato il presidente nazionale della CIA Dino Scanavino -.

Altrimenti si rischia di aumentare la nostra dipendenza dall’estero nel capitolo agroalimentare, in un contesto globale in cui le stime di Fao e Ocse parlano per i prossimi anni di un rallentamento della crescita produttiva mondiale, a cui si affianca però la costante crescita demografica che ci porterà nel 2050 a superare la soglia dei 9 miliardi di abitanti nel Pianeta’.

Non solo. Perdere terreno agricolo vuol dire anche mettere a rischio un patrimonio paesaggistico che, tra turismo rurale e indotto legato all’enogastronomia tipica, vale per l’Italia più di 10 miliardi di euro l’anno.

 

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