Oltre 70 cantine hanno partecipato il 10 aprile al convegno ‘Bio e sostenibilità: perché convengono anche nel vino?’, organizzato a Vinitaly 2017 da CCPB e Certiquality. I due organismi di certificazione hanno presentano insieme una serie di servizi di certificazione che offrono alle aziende e al mercato metodologie garantite e affidabili di calcolo e di valutazione della sostenibilità.
In apertura dell’incontro Umberto Chiminazzo, direttore generale Certiquality, ha spiegato: ‘Tutte le ricerche mostrano come i consumatori siano alla ricerca della sostenibilità, tanto da esser disposti a pagare un po’ di più, e a cambiare le proprie abitudini di spesa’. La certificazione, ha aggiunto Fabrizio Piva, amministratore delegato CCPB, ‘serve allora a garantire che queste scelte dei consumatori e le strategie delle aziende portino risultati chiari e trasparenti’.
Il convegno, moderato da Marco Menghini, agronomo e consulente scientifico Linea Verde – Rai1, si è aperto con Lucrezia Lamastra dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. Nel suo intervento ‘Fare sostenibilità: quali vantaggi per le aziende del settore’ la ricercatrice ha spiegato come la sostenibilità costituisca un vantaggio anche economico: ‘Le aziende che scelgono di essere sostenibili riescono a indirizzare le proprie pratiche aziendali in modo da rispondere alle esigenze di un mondo e di un mercato che cambiano’.
Davide Pierleoni di CCPB si è soffermato sugli ‘Aspetti tecnici e commerciali nella Certificazione Bio e Vegan del vino’. Se il biologico cresce a ritmo sostenuto sia nei consumi che nelle superfici coltivate, il vegan si affaccia adesso al mercato: ‘Tra i punti – ha sottolineato Pierleoni – in comune ci sono il benessere animale e la sostenibilità ambientale dei prodotti e dei processi, mentre tra le differenze spiccano la certificazione regolamentata per il bio, volontaria nel vegan, e soprattutto il divieto di utilizzo di ingredienti e additivi di origine animale per i prodotti vegani’. Davide Pierleoni in CCPB è responsabile dell’ufficio commerciale, è il primo contatto con aziende che vogliono entrare e nel bio e nel vegano, e vogliono soprattutto sapere cosa devono fare.
Santina Modafferi di Certiquality è partita dai criteri che guidano la sostenibilità negli acquisti della GDO e della pubblica amministrazione: ‘Rispettare parametri etici, sociali e ambientali è sempre più richiesto dal mercato; il settore pubblico, anche con il nuovo codice appalti (Green Public Procurement), chiede criteri ambientali minimi e una certa percentuale di acquisti verdi legati alla sostenibilità’. Diverse certificazioni come IFS, Emas, EPD, possono aiutare le aziende a raggiungere questi obiettivi.
Sabrina Melandri di Certiquality ha presentato VIVA, un ‘programma volontario promosso dal Ministero dell’Ambiente, che attraverso l’utilizzo di 4 indicatori, mira a individuare, misurare e migliorare gli impatti ambientali, sociali ed economici nel settore vitivinicolo. I 4 indicatori (aria, vigneto, acqua, territorio), possono essere calcolati facendo riferimento ad uno o più prodotti, oppure all’organizzazione nel suo complesso’. Insieme a VIVA, SOStain è un programma volontario sviluppato in Sicilia che punta a ‘miglioramenti graduali e continui nel tempo del livello di sostenibilità’.
Giuseppe Maio ha ricordato come CCPB proponga diversi schemi di certificazione per valutare la sostenibilità anche in viticoltura: EPD (Environmental Product Declaration), carbon e water footprint. ‘Tutti si basano sull’analisi Life Cycle Assessment (LCA), la metodologia, ormai consolidata a livello internazionale, per la quantificazione degli impatti ambientali dei prodotti durante tutta la loro vita. La certificazione aiuta l’azienda a conoscere, sviluppare e promuovere, in termini di marketing, la propria gestione ambientale’.
Anche quest’anno CCPB è stata al Vinitaly (9-12 aprile) con uno spazio negli stand del Consorzio il Biologico, insieme a 50 aziende certificate per il vino bio e a denominazione di origine. CCPB opera come organismo di certificazione e controllo dei prodotti agroalimentari e ‘no food’ ottenuti nel settore della produzione biologica e in quella eco-compatibile ed eco-sostenibile. Oggi CCPB certifica 11 mila aziende, di cui circa 10 mila nel settore biologico: un terzo del fatturato complessivo del comparto biologico italiano viene certificato da CCPB.