Melinda è la realtà trentina con le maggiori superfici dedicate al biologico. Frutteti destinati ad ampliarsi ulteriormente per raggiungere l’obiettivo di una produzione di 20.000 tonnellate di mele organiche. Si tratta di un progetto ambizioso, orientato all’aumento della quota di mercato del bio e all’attenzione alla sostenibilità, che si compone di diverse linee operative: la creazione di biodistretti, la partecipazione a fiere internazionali del biologico, un accordo con Novamont, leader italiano nella produzione delle bioplastiche, e la creazione di Celle Ipogee, un vero e proprio frigorifero naturale di ultimissima generazione nel cuore della roccia Dolomia dove conservare le mele, abbattendo le emissioni di CO2.
Il Consorzio Melinda, importante produttore di mele italiane, riconosciuto tra le principali realtà europee del mercato ortofrutticolo, nasce nel 1989, come esito di un lungo percorso intrapreso da tanti singoli agricoltori della Val di Non e della Val di Sole, per valorizzare insieme un prodotto con caratteristiche distintive: mele di alta qualità. Queste mele oggi sono riconoscibili dal marchio Melinda, “facile da ricordare e da associare a qualità e pulizia”. Qualche dato fornitoci da Andrea Fedrizzi, direttore Marketing (nella foto), che ci ha concesso questa intervista: “Grazie a 4.000 aziende agricole famigliari consorziate in 16 Cooperative che coltivano globalmente circa 6.700 ettari di meleti, produciamo circa 400 mila tonnellate di mele all’anno nelle Valli di Non e Sole, pari a circa il 20% della produzione media nazionale”.
-Dove nascono le mele Melinda?
“La bontà delle mele Melinda nasce nei frutteti delle Valli del Noce, grazie al costante impegno delle famiglie contadine. Al Consorzio Melinda tocca poi l’organizzazione e la gestione di tutte le attività successive alla raccolta, come stoccaggio, frigo-conservazione, selezione, confezionamento, promozione e vendita. Il brand Melinda vanta in Italia il 99% di riconoscibilità, grazie al famosissimo “Bollino Blu”, applicato solo su frutti con caratteristiche estetiche ed organolettiche di eccellenza, coltivati secondo il disciplinare di Produzione Integrata e Biologica, conservate, selezionate e confezionate seguendo i più severi standard di certificazione”.
– Biologico: cosa rappresenta per Melinda?
“Melinda sostiene da 13 anni un piano di sviluppo di agricoltura biologica, un progetto strutturato che sta diventando sempre più ambizioso, per rispondere ai nuovi bisogni del consumatore moderno. La superficie coltivata a bio ha già superato i 300 ettari e nei prossimi anni dovrebbe raggiungere i 500 ettari, con l’obiettivo di una produzione di circa 20.000 tonnellate di mele. Questo progetto si rinnova anno dopo anno, portando oggi Melinda ad essere la realtà trentina con le maggiori superfici destinate al biologico. Nel processo di conversione affianchiamo i nostri produttori attraverso sostegni di tipo finanziario e formativo, proprio per la peculiarità del nostro territorio. Gli areali che si estendono nelle Valli del Noce – Val di Sole, Val di Non – sono caratterizzati da una alta polverizzazione fondiaria con frazionamento della proprietà in piccole particelle spesso sparpagliate, ed è difficile pensare che ogni agricoltore possa intraprendere da solo un processo di trasformazione delle colture. Per questo abbiamo creato i “Biodistretti”, ovvero aree di diversi frutteti, di dimensioni apprezzabili, interamente riservate alla coltivazione bio. Le Melinda® Bio sono prodotte secondo le linee guida del Disciplinare di Produzione per l’agricoltura biologica e vengono selezionate e confezionate in un apposito centro dedicato, nel rispetto degli stessi standard di processo garantiti alle altre mele Melinda”.
– Quali sono le varietà di mele biologiche di Melinda?
“Le Melinda® Bio, riconoscibili dal bollino blu con la scritta bio in verde, sono disponibili nelle varietà Golden, Red, Fuji, Renetta e Gala: La produzione della scorsa stagione è stata di circa 12.000 tonnellate”.
– Quali sono i vostri obiettivi per quanto riguarda il biologico?
“I nostri investimenti nel marketing sono sempre più importanti, puntiamo ad aumentare la nostra quota di mercato ogni anno, attraverso la partecipazione a fiere internazionali del biologico, per esempio portando la nostra particolare coltivazione all’interno di seminari dedicati, e ritagliando budget da dedicare alla promozione e alla ricerca di partner che già operano nell’ambito della sostenibilità. Ne è un esempio il recente accordo con Novamont, leader italiano nella produzione delle bioplastiche. In collaborazione con questa realtà abbiamo sviluppato una pellicola in plastica compostabile che insieme al vassoio, ai bollini e alle etichette, rende il packaging 4 frutti Melinda® BIO del tutto compostabile. Tutto l’imballo si può riciclare infatti con la raccolta della frazione organica dei rifiuti e trasformare in compost, ossia concime per il terreno, dopo il trattamento in appositi impianti”.
– Melinda come intende la Sostenibilità?
“I nostri metodi di coltivazione hanno radici antiche, abbiamo fatto del rispetto della natura e dell’ambiente una filosofia responsabile, da condividere con la nostra collettività, in una logica di perfetta integrazione. La Sostenibilità di Melinda si traduce in concrete scelte strategiche e operative. Per esempio, utilizziamo il 100% di energia proveniente da risorse energetiche rinnovabili, in parte auto-prodotta grazie ai pannelli fotovoltaici posti sui tetti delle nostre strutture di lavorazione. In merito all’utilizzo dell’acqua, inoltre impieghiamo nel 100% dei nostri frutteti l’irrigazione a goccia, che oltre a migliorare la distribuzione dell’acqua rispetto all’irrigazione tradizionale sovrachioma, riduce il consumo idrico del 30%”.
– Ci racconta uno dei progetti in cantiere, in ambito sostenibilità?
“Il nostro progetto più importante nell’ambito della Sostenibilità è sicuramente quello delle Celle Ipogee, un vero e proprio frigorifero naturale di ultimissima generazione realizzato nel cuore della roccia Dolomia dove conserviamo le mele. Questo impianto, il primo e unico al mondo per la frigo-conservazione della frutta in ambiente ipogeo e in condizioni di atmosfera controllata, consente di abbattere le emissioni di CO2 riducendo i consumi di energia elettrica di circa 1,9 GW/h rispetto alla normale conservazione in superficie; praticamente quanto l’energia elettrica utilizzata da 2mila persone in un anno. Inoltre, il riuso delle cavità sotterranee create dall’attività estrattiva, rappresenta un perfetto esempio di economia circolare ed evita la costruzione di nuovi magazzini in superficie, annullandone così anche l’impatto paesaggistico e acustico. Oggi, a 300 metri sotto le radici dei meli, Melinda dispone di 34 celle, che consentono di stivare ben 30mila tonnellate di frutti in maniera completamente sostenibile”.
– Il futuro di Melinda all’insegna di quale parola sarà?
“La parola chiave è proprio “Sostenibilità”. È un processo inarrestabile, ogni nostra scelta futura avrà un impatto sociale di cui saremo responsabili, ma tutto ciò non ci spaventa. La nostra inclinazione verso un modello che possa coniugare economia e ambiente parte da molto lontano nel tempo. L’operosità dei nostri agricoltori ha avuto come unico paramento la natura, era inevitabile che l’ascolto dei suoi ritmi fosse nel nostro DNA da sempre visto che è proprio anche grazie alla stessa che le nostre mele sono così buone. L’agricoltura di montagna per altro, dove le variabili climatiche, per fare un esempio, non lasciano grandi margini di errore, ci ha condotto verso un’autodisciplina direi naturale. Per fare le migliori mele del mercato, insomma, si deve trovare il miglior modo di produrle, soprattutto il più rispettoso possibile dell’ambiente che ci ospita”.
– Quali sono gli investimenti che prevedete di realizzare?
“Gli investimenti futuri saranno convogliati certamente nella ricerca di nuove varietà resistenti o più adatte alle aspettative dei nostri consumatori; a questo si aggiunge l’impiego di imballaggi sempre più eco-friendly, oltre a proseguire nel progetto di ricerca per la realizzazione di confezioni realizzate con gli scarti della lavorazione industriale delle mele. Anche all’interno delle nostre Celle Ipogee, inaugureremo nuovi spazi, per potenziarne la capacità di stoccaggio, abbassando così i costi energetici e le emissioni dei siti tradizionali, altro obiettivo è quello di rendere questi spazi visitabili al pubblico il prima possibile”.
Stefania Tessari