Mele e kiwi Gullino, biologico e sostenibilità

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A Fruit Logistica 2017 il Gruppo Gullino di Saluzzo ha presentato il marchio Gullino Bio che sarà applicato alle mele della produzione 2017-18. Ma le novità, in casa Gullino, non si fermano qui. La novità più grossa non è questa. L’azienda, nota soprattutto per il kiwi e per essere tra i principali fornitori europei di Zespri – oltre che per essere da anni una delle più quotate realtà ortofrutticole piemontesi -, sta tirando fuori dal cassetto un progetto destinato a smuovere non poco le acque in Piemonte, un progetto che parte dal territorio, dalla sua vocazione ortofrutticola e melicola in particolare, e intende spingerla a livello nazionale per arrivare là dove Alto Adige e Val di Non sono arrivati da tempo, ad un livello cioè di eccellenza sia per qualità e salubrità del prodotto sia per immagine presso il consumatore.

Il marchio è da identificare – o, se si preferisce, da confermare – ma il progetto ha un nome (che sarebbe anche molto adatto a diventare brand): Mela Qui. E’ nato in casa Gullino ma vuole coinvolgere altri produttori di quella fascia pedemontana vocata, tra i 400 e i 600 metri di altitudine, che va da Pinerolo a Cuneo e che comprende il Saluzzese, il Cuneese e in parte il Torinese. Gullino ha già i due terzi del prodotto commercializzato che gli viene da conferitori, con Mela Qui il network potrebbe allargarsi non poco.

Ma di che cosa stiamo parlando? Di una realtà aziendale che è nata a Saluzzo alla fine degli Anni Sessanta proprio con le mele e da subito ha dato un fortissimo impulso alle esportazioni, poi è entrata con forza nel mondo del kiwi rispondendo alle nuove sollecitazioni del mercato, ha esteso la produzione dal Piemonte al Lazio, è entrata rapidamente, nel 1999, nel bio con il kiwi e, adesso, ecco la nuovissima evoluzione: grande ritorno alle mele, sia con un progetto bio sia con un piano di valorizzazione del territorio che passa da un concetto chiave dei nostro giorni: la sostenibilità, la produzione sostenibile, da fare e da promuovere.

Ne parliamo con Giovanni Gullino, che con la sorella Carola, è il motore del Gruppo. Il loro dinamismo e il ‘respiro’ delle novità che stanno sfornando in questo 2017 ne fanno dei degni protagonisti dell’ortofrutta italiana. Ecco domande e risposte.

– Nel vostro DNA di imprenditori pare ci sia la rapida reazione ai cambiamenti per coglierne le opportunità fin dall’inizio. E’ vero?

‘Innanzitutto, siamo in una zona che ha le sue vocazioni e caratteristiche. Mio padre Attilio si è dedicato in principio alle mele perché il nostro era ed è un territorio adatto a questa produzione. E, andando oltre la produzione, ha creato una struttura per il conferimento, il condizionamento e la vendita perché ciò rispondeva a una necessità della zona. Da allora siamo sempre cresciuti. Anche la vocazione all’export fin dall’origine dell’azienda ha un sua ragione precisa: Saluzzo è lontana dalle piattaforme italiane, i confini invece sono vicini. Essere partiti subito con le esportazioni ci ha permesso di radicarci in alcune aree in tempi in cui non c’era la competizione di oggi nel commercio internazionale dell’ortofrutta”.

– Come siete passati al kiwi e come siete finiti nel Lazio, in provincia di Latina?

‘Dopo 10 anni che producevamo solo mele, con una prevalenza di Golden pari all’80%, quindi alla fine degli Anni Settanta, mio padre ha avviato la produzione di kiwi. La conversione degli impianti piemontesi dalle mele al kiwi è aumentata man mano che sono cresciute le rese e perché, evidentemente, il mercato era favorevole. Contemporaneamente, la provincia di Latina si è mostrata molto adatta al kiwi, forse più adatta delle nostre zone. Nel Lazio il kiwi raggiunge la giusta maturazione e rende di più. Qui produrlo è un po’ meno conveniente. Oggi, parlando di produzione diretta, facciamo 10 mila tonnellate di kiwi nel Lazio e forse mille in Piemonte, questo perché ci conviene pur includendo i costi di trasporto da Latina a Saluzzo, perché il kiwi viene tutto lavorato, stoccato e confezionato qui, sia per la vendita con i nostri marchi sia per Zespri’.

– Oggi c’è il ritorno alla mela e al Piemonte. E volete crescere sul mercato italiano dove vendete solo il 5% del prodotto. Ci vuole spiegare il perché di tutto questo?

‘Siamo all’inizio di una nuova éra. Torneremo a mettere molte energie nelle mele e la stagione 2017-18 segna lo star-up di questa operazione. Lo facciamo per diverse ragioni ma qui mi piace sottolineare che il grande rinnovamento varietale nel campo melicolo e soprattutto la disponibilità di varietà eco-sostenibili è un’occasione unica per il Piemonte, per fare un salto di qualità. C’è la base: il territorio piemontese è vocato per le mele e può esprimere un prodotto di qualità eccellente. Ciò che serve è lavorare su questo con un approccio nuovo ed è quello che abbiamo intenzione di fare. Vogliamo che il consumatore possa cogliere in tutte le sue sfaccettature la qualità delle mele piemontesi. Abbiamo messo a dimora nuovi impianti, inserendo cloni nuovi, abbiamo un progetto per approcciare il consumatore italiano in modo nuovo; una svolta nel mondo melicolo della Gullino e quindi per tutta la rete di produttori che lavora con noi. Abbiamo un campo di sperimentazione che abbiamo fatto lavorare molto, puntiamo sul bio ma più in generale sulle nuove varietà resistenti alla ticchiolatura, che permettono una fortissima riduzione dei trattamenti fitosanitari, arrivando a zero residui. In due anni contiamo di passare da una produzione di 10 mila tonnellate di mele prima a 20 mila poi a 25 mila con 10 mila tonnellate di mele bio. Abbiamo 100 ettari al secondo anno di conversione dal convenzionale al biologico, ma il bio non è tutto, la svolta forse principale riguarda le varietà eco-sostenibili e tutto ciò che ci sta attorno. Il progetto è ambizioso e merita il coinvolgimento di un buon numero di produttori della zona collinare vocata per la melicoltura che va da Pinerolo a Cuneo’.

– Ci può dire qualcosa su queste varietà nuove?

‘Puntiamo su 13 varietà di mele nuove o non conosciute, che vanno dalle varietà dolci, a bassa acidità, alle varietà più acide per incontrare gusti diversi. Ma non basta produrre. Dobbiamo far capire al consumatore che le mele non sono tutte uguali. Ogni vino ha le sue caratteristiche e così è anche per le mele. In questa direzione il consumatore va informato, accompagnato nella scelta, cosa che qui in Piemonte non si è ancora fatta. Abbiamo delle opzioni per mele a Club ma il nostro obiettivo principale è puntare su mele libere ma buone, le più eco-sostenibili ma anche le più gustose. La nostra mission è mettere al primo posto il gusto della frutta, cosa che nessuno ha fatto negli Anni Ottanta e Novanta. Si è puntato per troppo tempo sul presupposto sbagliato che il consumatore mangiasse prima di tutto con gli occhi’.

– E dunque è questo il progetto che state tirando fuori dal cassetto?

‘Sì. Lo abbiamo chiamato Mela Qui e tra poco tempo vedremo se questo non sarà solo il nome del progetto ma sarà anche il brand. Stiamo facendo dei test. Mela Qui significa territorio e quindi Piemonte, qualità eco-sostenibile, scelta varietale accompagnata da un’adeguata informazione del consumatore per ribadire che le mele non sono tutte uguali, allargamento della base produttiva, maggiore reddito per i produttori, nuovi accordi con i distributori italiani. Questa è la nostra sfida, il nostro percorso da oggi per i prossimi anni’. 

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