Mega truffa: lettera aperta di Carnemolla

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Caro Direttore,

sono giorni difficili e faticosi e credo che le riflessioni che fai nel tuo ultimo editoriale siano uno stimolo utile per tutto il settore.

Per chi ancora non l’avesse capito sono io quello che, anni fa, ha “difeso” il sistema da un’azione che non era solo informativa ma che propugnava la pubblica denuncia al di fuori di alcun sistema di regole e ignorando quello che di buono, comunque, il sistema di certificazione e di rappresentanza ha costruito nel tempo.

E non mi pare che la vicenda di cui si parlava allora abbia avuto i medesimi esiti di quella ora alle cronache dei media, per quanto i flussi di prodotto e alcuni dei soggetti coinvolti probabilmente sono comuni. Ma la tua sollecitazione anche allora non è stata vana, nel tempo si sono aggiunte altre vicende e le notizie su quella che ora è diventata l’operazione ‘Gatto con gli Stivali’ sono iniziate a circolare già un anno e mezzo fa. La vicenda non riguarda solo produzioni importate, ciò che più ci ha allarmati è stata la facilità con la quale persone disoneste sono riuscite a utilizzare le falle del sistema di certificazione nazionale di settore per costruire una frode di rilevanti dimensioni, anche se con tutta probabilità più cartacea e fiscale che reale, essendo del tutto inverosimile la quantità di prodotto stimata dalla Guardia di Finanza sulla base del fatturato rilevato rispetto alle capacità logistiche reali dei soggetti coinvolti. Che, in ogni caso, non hanno trattato solo falso prodotto bio ma anche prodotto biologico reale, com’è possibile verificare dal lungo elenco fornitori della Sunnyland.

Oltre un anno fa FederBio ha attivato un’unità di crisi e il percorso faticoso che ci ha portato, la scorsa estate, a approvare il Codice Etico che raccoglie l’insieme delle regole condivise fra tutti gli attori del bio e che, assieme al regolamento tecnico di ACCREDIA, costituisce un sistema di regole che non ha eguali in Europa e che, con l’insediamento del Giurì di Autodisciplina lo scorso 25 novembre, è finalmente pienamente operativo. Certo, come tu hai ben scritto, tutto questo non serve a nulla se nessuno ha il coraggio di denunciare, se il sistema delle regole costituisce solo un alibi formale che non produce mai decisioni anche forti come l’esclusione dal sistema e la denuncia dei reati alle Autorità competenti. Esattamente quello che intendiamo fare, se finalmente cesserà quella pessima abitudine che tu hai stigmatizzato ancora una volta, ovvero la mancanza di coraggio da parte di chi sa nel segnalare a chi può intervenire anche prima che le situazioni diventino rilevanti ai fini penali. Ora non c’è più nemmeno l’alibi di non avere alternative fra la denuncia pubblica solo distruttiva e la segnalazione utile a che il sistema intervenga con gli strumenti che ci sono e di cui si è dotato. Ma la vera sfida è un’altra, ovvero creare le condizioni perché i mascalzoni non possano far parte del sistema e operarvi anche per anni a danno degli operatori onesti fino a quando non interviene un’iniziativa della Magistratura. Questo è il fronte di impegno ora prioritario e forte per FederBio.

Nei mesi scorsi il sistema della imprese che si riconosce nella Federazione ha dato segnali importanti, sia unificando e allargando la rappresentanza dei produttori con la costituzione di UPBIO che condividendo un nuovo sistema di regole e di relazioni anche commerciali attraverso le iniziative avviate da ASSOBIO con tutti i principali attori del mercato nei comparti ortofrutta e cereali. Ora servono strumenti nuovi e a sistema per blindare le filiere e il sistema di certificazione, ovvero una piattaforma informatica che gestisca le informazioni sui certificati e sulle transazioni e banche dati sui costi di produzione e sulle rese. Perché produrre bio costa quello che deriva dall’applicazione delle norme vigenti e pretendere di comprare a meno è già un atto criminale, perché non si può produrre bio sempre e in quantità sempre adeguate alle richieste del mercato. E un mercato onesto non può pretendere di ignorare questi fatti, non può prescindere da rapporti di filiera consolidati e equi per tutti e da un impegno costante nel far comprendere ai consumatori che il prodotto biologico può non essere sempre disponibile e esteticamente perfetto come quello convenzionale. E il prodotto biologico non è come una macchina difettata, caro Direttore, che può essere ritirata dal mercato e sostituita in breve tempo perché la base produttiva e le filiere, per le dimensioni ormai raggiunte dal mercato, richiedono anni di impegno e di consolidamento, come sa chi questo fa da sempre e subisce da troppo tempo la concorrenza sui prezzi dei disonesti.

Voglio sperare che questa vicenda dia la spinta definitiva per realizzare quello su cui FederBio è impegnata ormai da più di un anno, purtroppo con nessuna collaborazione da parte del Ministero competente, che continua piuttosto a sprecare ingenti risorse pubbliche in progetti inutili e a non esercitare affatto il suo ruolo di coordinamento del sistema di certificazione, e con poco appoggio anche da parte di alcuni organismi di certificazione associati che si ostinano a ostacolare l’azione di sistema proposta da FederBio e dal sistema delle imprese.

La prossima estate scade il mio mandato da presidente della Federazione, dunque se per allora le cose su cui mi sto impegnando assieme ai miei collaboratori e con il supporto di tanta parte della base sociale di FederBio non saranno finalmente realizzate non potrò che prendere atto che la mia esperienza in questo settore deve essere conclusa. Questo giusto per fugare eventuali dubbi sulla mia eventuale appartenenza alla ‘casta che pensa a difendere il proprio ruolo, i propri interessi, il quieto vivere, giocando sulla difensiva’ e chi mi conosce sa che il quieto vivere, la difesa di interessi personali e il gioco difensivo non mi si addicono affatto, da sempre.

Cordialmente.

Paolo Carnemolla

FederBio

Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica 

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