Dopo il “sì” dal Senato a luglio, il ministro aveva festeggiato sui social l’approvazione del testo: “Siamo il primo Paese a vietare la commercializzazione, importazione e produzione di cibo sintetico. Avanti così, per l’Italia”. Inoltre, durante un convegno della Coldiretti, Lollobrigida aveva difeso la norma, respingendo le critiche mosse: “C’è una lettura secondo la quale questo governo vorrebbe evitare la scienza e non segue le indicazioni del popolo. Ma non ci sono indicazioni più trasversali di questa: tra i 3.050 Comuni ci sono amministrazioni di ogni segno, quasi tutte le volte questi ordini del giorno sono all’unanimità. Tutte le forze politiche ritengono aberrante la scelta di mettere a rischio la nostra salute e, a mio avviso, anche l’ambiente”.
Nonostante la risolutezza del Ministro, però, la realtà del diritto europeo rivela l’inapplicabilità della norma, costringendo il titolare del dicastero di via XX settembre a chiederne il ritiro con una comunicazione inviata quasi in segreto al ministero delle Imprese, che si occupa di queste pratiche, lo scorso 13 ottobre.
La bocciatura europea sarebbe potuta arrivare in virtù del procedimento di notifica Tris. Si tratta di una procedura normativa volta a prevenire la creazione di barriere commerciali all’interno del mercato dell’Unione europea, in base alla quale gli stati membri devono notificare alla Commissione europea tutti i progetti legislativi relativi alla commercializzazione e alla distribuzione dei beni di consumo. Nel caso in cui un progetto legislativo si trovi in contrasto con le norme europee questo viene automaticamente stracciato, a causa della prevalenza del diritto comunitario su quello nazionale.