Mammuccini (FeberBio): bilancio positivo per il bio a Marca

Maria Grazia Mammuccini

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Circa un terzo degli espositori a Marca (250 sugli 800 totali) erano aziende del biologico. Una presenza massiccia che dimostra la crescente presenza di questo comparto nella distribuzione moderna e nell’offerta a Marchio del Distributore. Abbiamo commentato questi dati con Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio. 

Un bilancio positivo per il biologico, quindi….

Sì, il peso del bio a Marca sta crescendo e le aziende sono risultate soddisfatte dai risultai raccolti. Per quanto ci riguarda abbiamo potuto portare in fiera alcuni messaggi che ci sono cari e sui cui ci stiamo battendo anche in sede istituzionale. 

Per quanto la riguarda, quali sono stati gli spunti più importanti che ha raccolto in questa edizione della manifestazione?

Sicuramente il convegno che FederBio, Assobio e Bologna Fiere hanno organizzato ha restituito delle considerazioni molto interessanti ed ha avuto un ruolo molto importante nell’ambito della campagna di comunicazione che stiamo portando avanti attraverso il progetto Being Organic in EU. 

Grazie al consueto ottimo lavoro di Nomisma e Nielsen, i dati presentati confermano che nonostante il periodo di difficoltà delle famiglie il biologico regge, crescendo nei valori e tenendo nei volumi. Si conferma, quindi, una sensibilità sempre maggiore rispetto al tema della salute e della sostenibilità ambientale, al punto che 24 milioni di famiglie, il 93%, acquistano biologico.

È emerso, però, anche che i cittadini chiedono di avere sempre più informazioni rispetto alle caratteristiche e i valori del prodotto bio e questo deve guidare le nostre strategie per il futuro. In questo senso il marchio europeo può guidare il consumatore nella scelta. Un consumatore che conosce è disponibile anche ad acquistare di più.

Un altro aspetto interessante è che fra le motivazioni di acquisto nel biologico, uno dei temi più sentiti è l’origine nazionale della materia prima. Bisogna quindi investire sul marchio Made in Italy Bio, previsto dalla legge, per rafforzare anche il ruolo del produttore agricolo nazionale. 

È innegabile che Grande Distribuzione e Marca del Distributore abbiamo ormai un ruolo determinante nel mercato del biologico. Secondo lei è una opportunità per le aziende?

Ormai la grande distribuzione rappresenta il 60% delle vendite bio, con un 48% di prodotti venduti con il Marchio del Distributore. Per un’azienda del nostro settore avere a che fare con le imprese della distribuzione per il prodotto a marca privata è da un lato un’opportunità, dall’altra una criticità. Dipende da come la situazione viene affrontata in termini di distribuzione del valore lungo la filiera. Secondo me, i produttori devono imparare a fare gruppo per presentarsi con più forza nei confronti di questi soggetti. 

La distribuzione ha una responsabilità nel costruire filiere salutari e sostenibili, garantendo il giusto riconoscimento ai produttori agricoli, che per primi si fanno carico dell’impiego di pratiche virtuose.

Per questo abbiamo rilanciato anche a Marca delle proposte sulla fiscalità ambientale, che abbiamo presentato per tre anni di seguito in occasione della finanziaria e che per tre volte non sono state accettate, che riguardano ad esempio il credito d’imposta per i costi di certificazione e la riduzione al minimo dell’IVA sui prodotti biologici. Questo porterebbe a una diminuzione del costo al cittadino, senza agire sui costi delle imprese. Naturalmente ci vuole un sistema equo di contrattazione nella filiera che coinvolga tutte le parti per avere una corretta distribuzione del valore ed eliminare le inefficienze nella filiera. Le risposte cha abbiamo ottenuto in fiera sono state positive.

Elena Consonni

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