Maffini, AssoBio: “Servono pochi e chiari obiettivi per rilanciare il settore”

Nicoletta Maffini

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“Il biologico regge nel 2023 rispetto al 2022 ma è troppo poco, bisogna rilanciare il settore e insistere sul tema della comunicazione”. Dopo la lettera di intenti per un’azione comune con il Consorzio Il Biologico, annunciata pochi giorni fa all’assemblea dei soci a Bologna, la presidente di AssoBio Nicoletta Maffini è tornata a delineare con GreenPlanet le prossime strategie e le ricette per risollevare il settore. L’abbiamo incontrata in occasione della presentazione del rapporto Bio in Cifre all’evento “Appuntamento con il Bio” a Bracciano.

Nel suo intervento alla manifestazione, la presidente Maffini ha osservato che l’Associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei Prodotti, arrivata a 140 associati e attiva nel dialogo con il ministero dell’agricoltura ma anche altri dicasteri, come quello delle Imprese e Made in Italy e quello dello Salute, per non tralasciare Istituti come l’Iss, “non vuole solo chiedere, ma attivarsi in pochi e chiari obiettivi per rilanciare il settore”.

Abbiamo dunque chiesto alla presidente Maffini, quali sono questi obiettivi e come raggiungerli?

“Ci sono indubbiamente problematiche da risolvere sotto l’aspetto agricolo – ci ha detto -, non ultime le difficoltà burocratiche e amministrative, su cui lavoriamo gomito a gomito e in sinergia con la presidente di FederBio, Maria Grazia Mammuccini. D’altro canto, come Associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti, riteniamo sia importante rilanciare la domanda, continuare dunque a rivolgerci al consumatore. Come ha detto il sottosegretario D’Eramo, riteniamo giusto separare una comunicazione istituzionale da una più commerciale ma è importante continuare nella direzione della chiarezza, su cosa c’è dietro un prodotto biologico: quindi lista breve di ingredienti, tracciabilità, residui al minimo – non possiamo dire zero residui perché l’ambiente è comunque contaminato – salute dell’uomo e salute dell’ambiente, perché con l’agricoltura biologica si va a risanare la terra”.

“Anche i dati Ismea – ha continuato la presidente AssoBio – confermano la necessità di un intervento. Il settore regge, ma i consumi alimentari calano e i consumi bio rimangono più o meno gli stessi. Siamo ben lontani dai tempi in cui il biologico era sulla cresta dell’onda, anche come empatia nei confronti del consumatore finale. Per questo bisogna spingere tutti insieme per rilanciare i consumi”.

– Presidente, nel suo intervento ad “Appuntamento con il Bio” ha invitato a prestare attenzione a nuovi temi che stanno reclamando attenzione in UE come l’ agricoltura rigenerativa. Una nuova frontiera che peraltro può generare confusione con il biologico?

“In UE ci sono forti pressioni che hanno spostato l’attenzione, mentre fino a pochi mesi il focus era proprio sul biologico con una direttiva che lo riguardava in modo chiaro. L’agricoltura rigenerativa crea una nebulosa che dobbiamo decodificare e quindi come il biologico viene interpretato dentro questo tema. Dal nostro punto di vista, di un’associazione del settore bio, l’unica agricoltura rigenerativa è quella biologica, che fa a meno della chimica di sintesi. Certamente ci sono forme di agricoltura che si avvicinano al biologico, ma che biologico non sono”.

– Cosa si propone AssoBio dalla partnership con il Consorzio il Biologico?

“Per l’esattezza stiamo parlando della sigla di una lettera di intenti con cui si intende arrivare a chiudere un accordo entro la fine dell’anno. Gli obiettivi sono due. Il primo è lavorare insieme sulla comunicazione, sfruttando al massimo tutte le risorse che avremo mettendoci insieme (si arriverà a 300 aziende sotto un unico cappello, ndr), risorse eventualmente da recuperare anche da finanziamenti pubblici e da utilizzare con un messaggio comune. Il secondo obiettivo, poi, è unire le istanze per portarle con un’unica voce alle istituzioni”.

– Come commenta il fatto che dai dati del rapporto Ismea, se si guarda alle aziende biologiche, nel 2023 la crescita maggiore ha riguardato la categoria dei produttori che svolgono anche la fase di trasformazione (+3,8%)?

 Il dato è positivo, ma serve attenzione perché l’evoluzione dei consumi non ci soddisfa, infatti solo il 3% di spesa per prodotti bio è troppo poco, soprattutto guardando ad altri Paesi europei dove si arriva al 10%. L’obiettivo che abbiamo come associazione è anche questo, far crescere il mercato, per sostenere e incoraggiare gli investimenti sul settore sia degli agricoltori che delle aziende di trasformazione”.

Cristina Latessa

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