Sdoganato dal Nobel assegnato alla microbiologa francese Emmanuele Charpentier e alla chimica statunitense Jennifer Doudna per i loro studi a riguardo, l’editing genetico segna di fatto la possibilità da parte dei diversi legislatori di aprirsi ai cosiddetti nuovi OGM. Mentre in Italia il governo prosegue tra le proteste delle associazioni ambientaliste, Londra non vuole farsi scappare un’opportunità che “potrebbe sbloccare vantaggi sostanziali per la natura, l’ambiente e aiutare gli agricoltori con colture resistenti a parassiti, malattie o condizioni meteorologiche estreme e a produrre alimenti più sani e nutrienti”.
Ed è così che non appena svincolata dal rispettare la normativa europea sugli OGM, che regola in modo stringente anche le tecnologie di manipolazione genetica di ultima generazione, il 7 gennaio la Gran Bretagna ha lanciato una consultazione pubblica sulla pratica del gene editing con riferimento ad un tipo di modificazione genetica operata tramite una delle tecniche più recenti, New Breeding Techniques (NBT).
L’idea è di segnare una distinzione tra organismi gene-edited (nuovi OGM) e OGM ‘tradizionali’, evitando che i primi ricadano sotto la stessa normativa dei secondi. In base al risultato che si otterrà in questa prima fase di consultazione, il dipartimento dell’ambiente, dell’alimentazione e degli affari rurali inglese (DEFRA) potrà proporre modifiche all’attuale normativa. “Ciò significherebbe che questa legislazione non si applicherebbe agli organismi prodotti dall’editing genetico e da altre tecnologie genetiche”, ha sottolineato il dipartimento.
IL TENTATIVO DELL’ITALIA E LE PROTESTE DELLE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE
Se Oltremanica gli entusiasmi sono elevati, nel Bel Paese la questione è vissuta con diffidenza e preoccupazione. Un clima di sfiducia cresciuto soprattutto dopo l’approvazione dello scorso dicembre in Senato di quattro decreti sulle New Breeding Techniques (NBT) che renderebbero possibile utilizzare in agricoltura sia gli OGM sia i nuovi OGM.
Le associazioni ambientaliste – tra cui FederBio, Slow Food, WWF, Legambiente, Greenpeace, Pro Natura – denunciano infatti a tal proposito il rischio di vedere cancellati i diritti fondamentali degli agricoltori, come lo scambio di sementi e la risemina, oltre alla concreta possibilità di contribuire alla riduzione ulteriore del pool genico, cioè la varietà del genoma di piante e animali, con immediate conseguenze sulla biodiversità.
Il secondo passo verso la sperimentazione in campo non tracciabile di varietà di sementi con le NBT è previsto per domani, mercoledì 13 gennaio, quando la Commissione Agricoltura della Camera voterà proprio per approvare o meno i quattro decreti proposti dalla ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova.
“L’approvazione dei decreti sulle NBT – sostiene la rete di associazioni in un comunicato – costituirebbe un grave attacco alla nostra filiera agroalimentare, al principio di precauzione, ai diritti dei contadini, nonché la violazione della sentenza della Corte Europea di Giustizia che equipara nuovi e vecchi OGM. Già lo scorso 28 dicembre, in sordina e con una seduta a ranghi ridotti per le festività, la Commissione Agricoltura del Senato ha espresso parere favorevole sui 4 decreti, aprendosi a soluzioni che, come ha confermato la sentenza del 2018 della Corte Europea di Giustizia, sono a tutti gli effetti OGM e come tali devono sottostare alle normative europee esistenti in materia”.
“Se la Commissione Agricoltura della Camera prenderà la stessa decisione di quella del Senato, – prosegue la rete di associazioni – Dop, Igp, vini di qualità, produzione biologica, prodotti dei territori, varietà locali e tradizionali potranno essere contaminate da prodotti ottenuti con le nuove tecniche di genome editing che non saranno etichettati come OGM e quindi saranno irriconoscibili per i consumatori”.
Le nuove tecniche di genome editing “comportano spesso anche mutazioni indesiderate (off target), rese sempre più evidenti e documentate dalla letteratura scientifica. Infine, i protocolli di genome editing coinvolgono normalmente le stesse tecniche base dei ‘vecchi’ OGM, responsabili di delezioni e riarrangiamenti non voluti”, chiosano le associazioni.
TECNICHE CONVENZIONALI, OGM E NBT: QUALI DIFFERENZE?
Le tecniche convenzionali fanno ricorso a incroci, ibridazioni e alla selezione di piante e sementi che hanno caratteristiche come resistenza agli infestanti o maggiore produttività; gli OGM si ottengono con la manipolazione genetica del DNA, ovvero si inseriscono geni di un altro organismo all’interno di una pianta ricevente; le NBT modificano parti specifiche dei geni di una pianta attraverso il genome editing per produrre esemplari con le qualità desiderate accorciando i tempi di incrocio e selezione.
La differenza fondamentale tra OGM e NBT è che questi ultimi non contengono DNA di altri organismi, quindi il patrimonio genetico della pianta non cambia.