Come interpreta lo scenario attuale del bio Eberhöfer di VIP Val Venosta

Gerhard Eberhöfer

Condividi su:

Facebook
Twitter
LinkedIn

“Notiamo la pressione di altri mercati su quello italiano, come lo spagnolo, che è diventato concorrenziale, ma per ciò che riguarda le mele della Val Venosta, questo fenomeno non si evidenzia: noi andiamo bene e un Paese come la Germania, da sempre grande importatore di bio, per noi resta tale”. Non ha dubbi su questo punto Gerhard Eberhöfer, responsabile per i prodotti bio di Vip – anche se ammette che, la raccolta record registrata internamente dalla Germania nell’autunno 2022 ha fatto sì che si sia esportato un po’ meno. “Un fatto previsto”, chiarisce Eberhöfer, che non ha intaccato in alcun modo i rapporti con quel Paese: “Noi siamo al primo posto rispetto ad altri colleghi italiani, nel settore delle mele e in particolare le biologiche, e questo è il nostro vantaggio, dato che siamo fornitori della Germania da sempre e la GDO ci conosce perfettamente – scandisce il responsabile di VIP – Siamo anche soci di Bioland, associazione tedesca che ha una regolamentazione sul biologico molto più rigida di quella europea e particolarmente riconosciuta e apprezzata dal consumatore tedesco, di cui né Francia né Austria né Spagna fanno parte, ma solo l’Alto Adige”. Quindi, benché VIP noti la pressione sul mercato italiano di altri Pesi divenuti concorrenziali, ciò non accade per la mela della Val Venosta. “Sta crescendo anche il mercato dell’Est Europa, ma non si tratta di una concorrenza ancora significativa per noi; forse un po’ di più verso per ciò che riguarda l’export verso i Paesi scandinavi ma certamente non sulla Germania”, spiega ancor Eberhöfer.

Il responsabile bio di VIP, inoltre, ragiona anche su quanto il Consorzio ha fatto negli anni: azioni importanti i cui effetti si sentono anche in momenti di crisi.  “È evidente che oggi come oggi, con la crisi energetica, il consumatore ha meno soldi in tasca per il cibo; si tratta di un fatto globale che, tuttavia, non ci ha toccato più di tanto perché eravamo preparati”, aggiunge Eberhöfer. “Noi abbiamo investito molto in passato sul bio e, nel momento di crisi globale, abbiamo goduto dei benefici derivanti da scelte fatte in precedenza; in questo periodo, invece, è molto più difficile che gli imprenditori investano”.

Lo sguardo lungimirante ha ‘pagato’, insomma. “I nostri produttori hanno iniziato a fare biologico negli anni ’80, quando erano in pochissimi – riflette Eberhöfer – ; abbiamo implementato il centro di sperimentazione, la consulenza, la formazione: ciò ha permesso agli attori del Consorzio di acquisire una grande competenza sul mercato che, unita alla qualità dei prodotti e al microclima particolarmente favorevole della val Venosta, ha portato al posizionamento raggiunto sul mercato oggi”. Insomma, non si diventa leader del bio in poco tempo, ma solo grazie ad un lavoro che si costruisce nel tempo.

Certamente, poi, la comunicazione ha aiutato e aiuta a mantenere e consolidare questo posizionamento. “Credo che sia molto importante che arrivino sia al consumatore che al compratore indicazioni  rilevanti su ciò che si fa e si produce, sul valore che ha una mela biologica sotto ogni punto di vista”, l’opinione di Eberhöfer, mentre racconta ad esempio del progetto BioGraphy che permette di comunicare al consumatore, attraverso la scansione di un QR code, tutte le caratteristiche del prodotto che ha sotto gli occhi, fino anche alla località, che si può raggiungere con google maps,  in cui quella mela è stata coltivata.

Chiara Affronte

Per approfondire l’inchiesta, leggi le puntate precedenti:
1. Cosa ha lasciato il Biofach al settore? Parola a Monti, AD di Alce Nero

Seguici sui social

Notizie da GreenPlanet

news correlate

INSERISCI IL TUO INDIRIZZO EMAIL E RESTA AGGIORNATO CON LE ULTIME NOVITÀ