L’azienda Innbamboo, di Latina, ha lanciato al SANA di Bologna i brand Bambulè che comprende la prima linea di prodotti agro-alimentari vegetali trasformati che hanno alla base il bambù made in Italy. Pronto il lancio di una catena di minimarket a marchio proprio; programmati sette punti vendita entro l’anno prossimo.
È, se vogliamo, l’evoluzione VEG dello street food o, più semplicemente, una soluzione per mangiare sano, biologico e a prezzi sostenibili.
Ce ne Parla Ivano Piccenoni, amministratore di Innbamboo, nel corso del trade show bolognese, conclusosi la settimana scorsa in una edizione della ripartenza un po’ ‘mini’ rispetto agli anni passati: due padiglioni e mezzo con i distanziamenti obbligatori, di cui uno dedicato al settore agroalimentare.
– Qual è il vostro progetto?
“Noi veniamo dal mondo del tessile. Con Innbamboo produciamo dal 2013, tessuti vegetali derivati dalla coltivazione del bambù. Per evitare di acquistare la materia prima dall’estero, abbiamo avviato, sette anni fa, una coltivazione di bambù nell’Agro Pontino a Latina dove, in sei ettari produciamo quello che ci serve per la trasformazione. Al SANA, a cui siamo affezionati, abbiamo partecipato con una novità assoluta, ossia la presentazione del nostro brand di healty food ‘Bambulé’ che fa parte di un piano di sviluppo appena partito”.
– Di cosa si tratta?
“Abbiamo aggiunto ai sei settari coltivati a bambù, altri sei coltivati con ortaggi ed espandendo quindi l’azienda agricola Natura Prima che è legata all’azienda di trasformazione InnBamboo Agro, per quel che riguarda i preparati agroalimentari”.
– Con quante referenze debuttate?
“Otto, che hanno tutte il minimo comun denominatore della presenza del bamboo nelle ricette. C’è il ‘Sembra ma non è burger’, il sembra ma non è cotoletta’, il ‘Sembra ma non è nuggets’, realizzati con componenti vegetali e poi la linea delle salse e delle conserve vegetali come la giardiniera e le carote”.
– Sono ricette inedite?
“Assolutamente sì. Le ricettazioni sono nostre, frutto di due anni di ricerca e vengono realizzare con tecniche di lavorazione non invasive. Abbiamo anche fatto un lavoro sulle calorie e sulla competitività dei prezzi rispetto a quelli di mercato proprio perché abbiamo deciso di ridurre le speculazioni. La maionese, ad esempio non ha uova, né soia o derivati della soia, né OGM ed è composta da farina di riso acqua limone curcuma un po’ di senape e un filo di aceto. Puntiamo ad ottenere produzioni di qualità. Le ‘Sembra ma non sono cotolette’, ad esempio, vengono lavorate a due gradi in camera bianca”.
– I vostri ortaggi sono bio?
“Li coltiviamo in bio ma stiamo aspettando la certificazione che dovrebbe arrivare nel 2022”.
– Anche per il bambù?
“Per il bambù il discorso è più complicato perché non è inserito nel catalogo ortaggi ma in quello delle graminacee per cui, al momento, non esiste la possibilità di ottenere una certificazione bio. Ma il metodo con cui lo coltiviamo è quello. Al SANA abbiamo lanciato, oltre ai prodotti, anche il nostro innovativo concept di superette a marchio nostro. Si tratta di una sorta di minimarket da 70-80 mq dove si possono acquistare i nostri prodotti o degustarli nel reparto incluso di gastronomia che prevediamo di aprire da qui ai prossimi mesi”.
– Si tratta di una catena di franchising?
“No, prevediamo l’apertura di sette punti vendita entro il 2022 a cominciare dal primo, a Monza, per scendere lungo la Penisola fino all’Agro Pontino. Saranno minimarket di proprietà. In programma anche l’ampliamento della gamma di prodotti con ‘Sembra ma non è pesce’, ‘Sembra ma non è formaggio’, e poi anche con pancetta e prosciutti”.
Mariangela Latella