L’Agricoltura 4.0 e il settore biologico crescono e vedono le regioni del Centro Italia ai primi posti nella classifica nazionale per l’incidenza di questa specialità sulla superficie agricola utile. In questo contesto si registrano poi, in ambito nazionale, oltre 3 milioni di investimenti da parte della aziende associate.
È questo il quadro che emerge dal nuovo Osservatorio Agrofarma, il report semestrale che ha l’obiettivo di fornire informazioni sullo stato dell’arte dell’agricoltura italiana e del comparto agricolo.
Complessivamente l’industria agro-farmaceutica conta 32 impianti in tutto il territorio nazionale. Nella classifica generale l’Emilia-Romagna occupa il terzo posto con 3 strutture, l’Abruzzo il quinto con 2 e il Lazio con una così come le Marche.
“Questo secondo report testimonia l’impegno del settore nella messa a punto non solo di prodotti agrofarmaci – sottolinea Paolo Tassani presidente di Agrofarma-Federchimica – ma di un pacchetto di soluzioni sempre più innovative ed efficaci per rispondere alle richieste di istituzioni, agricoltori e consumatori per una produzione agroalimentare sostenibile e competitiva”.
La responsabilità scientifica del progetto è stata affidata ad Areté, The Agri-food intelligence company, società indipendente di ricerca, analisi e consulenza economica interamente specializzata sui settori agricoltura e food.
I dati dell’osservatorio evidenziano anche un altro aspetto: negli ultimi cinque anni è cresciuta l’estensione di superficie coltivata a biologico.
Nelle regioni del Centro Italia c’è il dato più alto, con una crescita pari a un +76,1% in Toscana (che porta a casa il terzo posto nella classifica nazionale). A seguire l’Abruzzo con il 58,2% e l’Emilia-Romagna con il 43,8%. Poi le Marche con il 39%. A percentuali molto basse (sia a livello territoriale sia nazionale) il Molise con il 14,8% e l’Umbria con il 13,3%.
Dall’esame del report, come rimarca Enrica Gentile, Ceo & Founder Areté Srl “emerge l’immagine di un settore in crescita, trainato da imprese strutturate e con alta propensione all’innovazione, impegnate su un mercato che a sua volta ha registrato una crescita costante negli ultimi anni. La forte connessione con i settori altamente innovativi dell’agritech e delle biotecnologie, degli input agricoli a più basso impatto, fa sì che queste imprese giochino un ruolo di primo piano nell’accompagnare l’agricoltura e le relative filiere nel percorso della transizione ecologica, e i dati evidenziano in modo chiaro questo progresso”.
C’è poi un altro dato evidenziato dal rapporto, e riguarda l’incidenza del bio sulla superficie agricola utile. In questo caso la Toscana, con il 28%, è al terzo posto nella classifica nazionale e al primo in quella del Centro Italia. A seguire il Lazio con il 26% e le Marche con il 25%. Più in basso, con il 17% l’Emilia-Romagna, poi Umbria e Abruzzo con 16 e 15% sino al Molise con il 7%.
Fonte: Il Sole 24 Ore