Lo scandalo della carne di cavallo contenuta in diversi alimenti e non segnalata, pone seri interrogativi sulla sicurezza alimentare: è un caso isolato o c’è un problema di controlli in tutta Europa? Per trovare le risposte e fornire esempi di controlli che funzionano, Fabrizio Piva, amministratore delegato CCPB srl, è stato ospite di Km0 su Radio Città del Capo di Bologna. Il sistema dei controlli necessari ad ottenere una certificazione di produzione biologica assicurano la sicurezza alimentare. Il biologico è sano, salubre, rispettoso dell’ambiente e sicuro.
Per far sì che i consumatori abbiano ulteriori garanzie su quanto acquistano e mangiano, Federbio ha nei giorni scorsi siglato a BioFach, un accordo per una piattaforma informatica internazionale che migliorerà la tracciabilità dei prodotti biologici, come ha anticipato GreenPlanet nei giorni scorsi.
Il biologico italiano può utilizzare una piattaforma online, già in uso in Austria dove c’era stato uno scandalo sul grano, attraverso cui tracciare e rintracciare tutte le partite di prodotto immesse nel circuito. Dal produttore agricolo al consumatore finale. Un sistema che renderà evidente la provenienza delle materie prime e il cosidetto bilancio di massa, i prodtti che escono non possono esser superiori a quelli che entrano. Questo garantirà maggiore sicurezza lungo la filiera, anche dove i passaggi sono molteplici e complessi.
Quello che è successo nei giorni scorsi è noto ma ne diamo una sintesi per i nostri lettori. La multinazionale svizzera Nestlé, che controlla la proprietà della Buitoni, è stata costretta a ritirare da tutti i punti vendita italiani e spagnoli ravioli e tortellini a marchio Buitoni dopo che in alcune confezioni erano state trovate tracce di carne di cavallo in confezioni in cui questa carne non era indicata in etichetta e quindi non avrebbe dovuto essere presente.
A tutti gli effetti si tratta di una frode alimentare. In Italia l’anno scorso sono stati importati 30 milioni di chili di carne di cavallo senza l’obbligo di indicarne la provenienza in etichetta nella vendita al dettaglio, anche come ingrediente nei prodotti trasformati. ‘Il problema è che a livello europeo c’è l’opposizione di alcuni Paesi, in particolare quelli del nord, a costruire un serio sistema di tracciabilità degli alimenti – ha dichiarato a un quotidiano nazionale spiega Pietro Giordano, segretario dell’Adiconsum -. Non essendoci regole rigide sulla tracciabilità diventa facile per le mafie di tutti i Paesi poter inserire nel mercato alcuni tipi di carne, fortunatamente in questo caso non nocive. Chiaramente però la composizione dei prodotti è stata alterata.
Le aziende dovrebbero fare verifiche a campione a monte, perché il controllo ex post non basta’. La Nestlè intanto ha annunciato l’introduzione di nuovi test per garantire più qualità ai prodotti messi in commercio e ha assicurato che ‘la carne di cavallo è assolutamente sana per il consumo, non c’è alcun problema dal punto di vista della sicurezza’.
In Italia lo scambio di carni all’insaputa dei consumatori è vietato dal decreto legislativo 109 del 1962 che obbliga ad indicare in etichetta la specie animale da cui proviene la carne utilizzata come ingrediente, ma lo scandalo ripropone l’esigenza di una accelerazione nell’entrata in vigore di una legislazione più trasparente sulla etichettatura della carne e degli altri alimenti a livello comunitario. Ad oggi nell’Unione Europea è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza della carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza, ma non quella della carne di maiale o di coniglio e cavallo.
L’etichetta di origine rappresenta una garanzia di informazione per i consumatori, ma grazie alla tracciabilità anche una protezione nei confronti di frodi e truffe che si moltiplicano in tempi di crisi. L’Italia, con un provvedimento che ha reso obbligatorio indicare l’origine in etichetta anche per la carne di pollo, il latte fresco e la passata di pomodoro – sottolinea Coldiretti -, è in anticipo rispetto al resto dell’Europa.