La gestione dell’acqua deve tornare in mano agli agricoltori

Roberto Giadone

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La mancanza di piogge e la conseguente carenza di risorse idriche pongono a noi agricoltori alcuni interrogativi di vitale importanza.
Le necessità idriche in una media azienda agricola sono veramente alte, e noi non ce ne accorgiamo neanche! L’anno scorso avevamo pensato in azienda di iniziare l’iter per la costruzione di un bacino idrico all’interno del nostro terreno già servito da un pozzo. Con un medio investimento stavamo progettando un bacino idrico da 3 metri di profondità per 50 metri per lato, con una capienza di circa 7.500 metri cubi. Ci sembrava una riserva d’acqua già abbastanza grande.

La sorpresa è stata quando abbiamo calcolato l’acqua occorrente ad una sola stesa di cannone di irrigazione. Il cannone sparge circa 8 litri al secondo. Quindi una sola stesa di irrigazione consuma circa 700 metri cubi d’acqua! Il nostro bel laghetto ci dava la possibilità di irrigare solo una volta in un anno il nostro campo (e neanche tutto). Noi con la siccità attuale irrighiamo il campo almeno due volte la settimana!

Il progetto dell’invaso idrico è stato subito accantonato. Per i nostri cinquanta ettari di carota coltivati annualmente servirebbero circa mille invasi. Noi non ce ne accorgiamo ma le nostre aziende agricole sono enormemente idrovore.

Bene. A questo punto la paura che i nostri pozzi si abbassassero di livello o che addirittura si prosciugassero è diventata reale. Quando la paura diventa reale si aprono riflessioni sulle nuove idee e su opportunità innovative. La prima è che i grandi bacini idrici con dighe ed invasi di milioni di metri cubi sono attualmente gestiti (male) da consorzi pubblici, regioni o province. Questi invasi sono utilizzati in parte per acqua potabile ed in parte per un (cattivo) uso irriguo. Le spese che noi agricoltori sosteniamo per le bollette dei consorzi di bonifica e di irrigazione sono sotto gli occhi di tutti, il servizio di questi consorzi è pessimo se non quasi nullo. Vediamo i consorzi, che sono dei veri carrozzoni politici ed amministrativi, che gestiscono (male) questi preziosi invasi e che sprecano risorse economiche ed idriche.

Ad esempio il consorzio che gestisce la nostra diga a solo uso irriguo qui a Ragusa, consta di un commissario straordinario, un consiglio di amministrazione (16 membri), un direttore generale, un vice direttore generale, quattro dirigenti, e decine di dipendenti. Già si intuisce dove sono destinate le risorse che paghiamo con le nostre bollette: compensi e stipendi. La diga nel mentre si insabbia sempre più e le condutture fanno letteralmente acqua da tutte le parti.

L’opportunità che abbiamo noi agricoltori è quella di una gestione diretta delle risorse idriche irrigue del territorio. Noi dobbiamo prendere possesso dell’acqua di irrigazione che è vita per le nostre piante. Noi dobbiamo controllare e gestire il personale che serve al funzionamento della rete idrica. Noi dobbiamo manutenere e tenere in efficienza gli invasi e la rete idrica a valle. Sono sicuro che spenderemmo meno della metà delle attuali bollette ed avremmo un servizio perfetto. Mi dispiace per i vari presidenti, vicepresidenti, dirigenti, consiglieri ecc. che resterebbero senza compensi ma per noi agricoltori l’acqua è importante, l’acqua è vita.

Roberto Giadone
Corriere Ortofrutticolo

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