Negli ultimi 12 mesi – riporta un’analisi di Nomisma – la frutta fresca bio è cresciuta in valore del 13%, la verdura fresca bio dell’8%, la verdura bio di IV e V gamma del 6%, la frutta bio di IV e V gamma dell’8%. Tra aprile 2016 e marzo 2017, rispetto ai 12 mesi precedenti, il fatturato della frutta esotica bio è cresciuto del 126%, quello dei kiwi bio del 36%, delle mele bio del 34%, delle clementine e delle arance bio del 33, delle banane bio del 31, dei limoni bio del 26, delle fragole bio del 26, delle albicocche bio dell’8% e delle pere bio del 6.
Per la verdura bio, nello stesso periodo, la graduatoria è la seguente: lattuga +200%, erbe aromatiche +106%, asparagi +64%, IV gamma +37%, zucchine +25%, carote +23%, cavoli +22%, cipolle secche +19%, aglio +17% e pomodori +7%.
Il prodotto ortofrutticolo per il quale l’incidenza del biologico sul totale delle vendite è più alta è la banana, con un ben 60% di bio contro il prodotto convenzionale ridotto al 40%. Seguono i limoni (15% di bio), la frutta esotica (11%), i kiwi (9%), le pere (6%), le mele (5%), le clementine e albicocche (4%), le arance (3%) e fragole (2%). Teniamo presente che il 5% di produzione bio di mele – primo prodotto frutticolo italiano – vale di più, per quantità e quindi per migliaia di tonnellate, del 15% dei limoni e dei prodotti che seguono.
Per le verdure, leadership alle zucchine (33% di bio), seguite da melanzane (22%) aglio (10%), carote (7%), cipolle secche (5%), pomodori e cavoli (4%), asparagi, lattuga e verdura di IV gamma (3%).