Amico (Demeter): Il biodinamico chiede più mercato in Italia

Amico - Demeter

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Il mercato del biodinamico italiano perde appeal sulle piazze di riferimento, prima fra tutte la Germania, dove ha chiuso il 2022 con un -20% delle vendite e Demeter Italia rilancia invocando, da un lato, un tavolo ministeriale sul greenwashing e, dall’altro, spingendo su un programma di comunicazione per sensibilizzare il consumatore sui plus green di questo metodo agricolo. L’azienda biodinamica Amico Bio, eccellenza italiana, in risposta alla stagnazione del mercato estero, spinge sulla creazione di una opeorazione di building demand in Italia dove ancora si conosce poco il valore aggiunto della biodinamica.
Ne parliamo con Enrico Amico, alla guida dell’azienda biodinamica ‘Amico Bio’ nonché presidente di Demeter Italia, in un’intervista esclusiva che ci ha concesso a Biofach.


– Presidente, come sta andando il mercato del biodinamico?
“Abbiamo perso terreno in molti dei nostri mercati di riferimento, tra questi il più importante è la Germania dove abbiamo chiuso il 2022 con il 20% delle vendite”.

– A cosa è dovuta questa debacle?
“Il consumatore si è riposizionato anche all’interno del mondo organico e biodinamico su una scelta diversa rispetto al canale specializzato; orientandosi prima verso la grande distribuzione e poi, addirittura, passando ai discount che hanno iniziato a vendere bio anche con la marca del distributore. In quest’ultimo canale il biodinamico non è presente”.

– Pensate di entrarci?
“No, questa scelta è stata confermata anche in una riunione di tutte le associazioni Demeter di Paese che si è tenuta il 15 febbraio, in concomitanza con il Biofach”.

– Con quale prospettiva avete costruito questa partecipazione collettiva alla fiera di Norimberga?
“Abbiamo portato sedici eccellenze italiane nella produzione di biodinamico certificato Demeter Italia. La fiera è iniziata in sordina, ma mi sembra che ci sia stato un movimento diverso sin dalle prime battute della seconda giornata. Si respira un leggero ottimismo degli operatori”.


– Può essere più preciso?
“L’ottimismo deriva dal fatto che stiamo registrando un calmieramento di tutti costi di produzione, da quelli energetici agli imballaggi e, in genere, a tutti gli input esterni. Quelle che all’inizio erano considerate solo avvisaglie, sembrano essere diventate dei dati consolidati che ci permettono di agire con maggiore tranquillità e affrontare il mercato alle condizioni precedenti, ossia prima che esplodesse la bolla delle materie prime”.

– Può darci una misura?
“I costi si sono ridotti di un 30%. Un dato che ci fa tirare il fiato e tutti ci aspettiamo questi valori nelle prossime bollette. Lo stesso si dica per gli imballaggi e per tutto l’aspetto del mondo energetico inclusi gli input legati al gasolio per fare funzionare i trattori in campo”.

– La Germania era un feudo che sembrava inoppugnabile per il mondo del biodinamico,  posto che, guardando all’andamento del mercato di tre anni fa, l’offerta era ancora ben lungi dal soddisfare la domanda. C’era un concreto potenziale di crescita incredibile. Come è andata a finire, dopo i tre anni di tempesta perfetta?
“Il mercato tedesco ha sofferto tantissimo nel 2022. Per il biodinamico ancor di più se considera che il consumatore bio e biodinamico, che appartengono alla stessa famiglia, si è spostato dagli specializzati, poi ai supermercati e infine ai discount dove, come dicevo il biodinamico non c’è. In pratica a parità di prodotto, il consumatore si è orientato sul bio a minor prezzo offerto dai discount con la conseguenza che gli specializzati hanno chiuso il 2022 con il 10-15% in meno di fatturato”.

– Cosa sta accadendo in queste prime settimane del 2023?
“Dal confronto con i player di mercato qui in fiera, mi par di capire che inizia a vedersi la luce. Mi si riferiscono dati di inversione di tendenza da parte di alcune catene come quella  italiana Ecor NaturaSì o quella tedesca Dennree”.

– In termini di quotazioni, come sta andando?
“Stiamo lavorando soprattutto per cercare di mantenere le quote di mercato, ma abbiamo comunque perso terreno. Sia la Gdo che gli specializzati hanno cercato di erodere il margine che c’era prima e non c’è stato quel riconoscimento in termini di maggior valore che è diminuito del 30%. Stiamo pensando, a tal fine, di lavorare sui margini, per mantenere comunque viva la domanda onde evitare di perdere ulteriori quote di mercato”.

– State lavorando a delle soluzioni specifiche?
“Vorremmo chiedere un tavolo ministeriale sul greenwashing che è un tema che ci interessa molto da vicino, contemporaneamente abbiamo lanciato, come Demeter Italia, un piano di comunicazione triennale. La mia azienda, Amico Bio, dal canto suo, sta anche puntando a crescere di più sul mercato italiano per cercare uno sbocco più vicino rispetto a quello tedesco, che abbiamo visto in forte contrazione. Abbiamo fatto una scelta di investire sulla conoscenza del marchio e puntare a rendere il consumatore italiano più consapevole dei nostri valori per poi creare il mercato”.

Mariangela Latella
maralate@gmail.com

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