L’olio de ‘Le due Benedette’ (e molto di più)

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Abbiamo incontrato e intervistato Benedetta Desantis, titolare dell’azienda agricola ‘Le due Benedette’, al Biolife di Bolzano, dove ha presentato un nuovo olio che gli abbiamo chiesto di descriverci. 

‘Pizzicocca, il nome del nuovo olio viene da un uliveto posizionato sul mare – ci ha detto Benedetta – è un olio ottenuto da oliva Coratina in purezza che dovrebbe essere molto piccante, molto forte, e che invece l’influsso del mare rende assolutamente equilibrato. Pur essendo un olio dal gusto medio, piccante con retrogusto amaro, si ammorbidisce in una specie di rotondità. Al palato sembra di assaggiare un’oliva’.

– Il vostro olio lo producete in Puglia, esattamente dove?

‘A Giovinazzo, a 20 km da Bari – ha precisato Benedetta – dove coltiviamo 10 ettari di uliveti, non consecutivi, che si stanno tramandando nella nostra famiglia dai bisnonni. Avere intrapreso questa attività lo devo all’affetto nei confronti di mia nonna che era, a mio parere, una donna straordinaria per l’epoca perché era vissuta tra la fine ‘800 e gli anni sessanta del ‘900, e da sola, il marito era emigrato in America, commercializzava l’olio con un carretto, arrivando negli anni migliori della sua vita dalla Puglia fino a Napoli.

La figura della nonna, a me cara – è l’altra Benedetta del nome aziendale – è filtrata dai ricordi familiari di cui fa parte l’immagine del terreno sotto gli alberi a primavera ricoperto da un blu intenso per le fioriture dei lampascioni.

Questi cipollotti selvatici ormai non esistono quasi più in zona, vengono per lo più importati dal Marocco, perché sono stati eliminati dal diserbo chimico. Avendo iniziato la coltivazione biologica otto anni fa, questa primavera ho avuto la gradita sorpresa di avere negli uliveti chiazze di lampascioni blu. Ed è la conferma che la coltivazione biologica non è solo valida per ottenere alimenti sani ma anche per l’ambiente e per l’estetica del paesaggio’.

– Quali pratiche agricole mettete in atto?

‘I nostri sono ulivi secolari a cui teniamo particolarmente – ha risposto Benedetta – tanto che, disattendendo i consigli dei tecnici facciamo una potatura non intensiva, teniamo i rami vecchi anche se sono meno produttivi. La concimazione la facciamo una volta ogni tre anni con letame da allevamenti biologici. Per combattere la maggiore avversità, la mosca olearia, usiamo, su suggerimento dello IAM – l’Istituto agronomico mediterraneo – di Bari l’aspersione delle chiome con caolino. Per cui gli alberi da agosto acquisiscono un aspetto natalizio coperti come sono da questa polvere bianca che ostacola l’attacco della mosca, che un vede poco, dicono, il bianco e non gradisce la durezza della ‘panatura’ dell’oliva.

Quindi possiamo dire che con i nostri metodi non facciamo male neanche ad una mosca, discorso che interessa i vegani, tra i nostri migliori clienti, con cui possiamo vantare anche un’azione di salvaguardia dei gechi presenti sui nostri alberi limitando l’uso dello scuotitore nella raccolta ai soli rami. Per il resto nella raccolta facciamo la battitura con le pertiche. Alle arature preferiamo lo sfalcio annuale tardivo in primavera, con triturazione dell’erba lasciata sul terreno, che consente un minimo di concimazione mantenendo un manto erboso senza andare a rompere i capillari delle radici di questi alberi, ormai propagatisi dappertutto nel terreno.

Il risultato è il mantenimento di un paesaggio di ulivi con il loro aspetto di alberi con i loro rami che conservano la forma del cosiddetto vaso barese, con il loro aspetto molto drammatico, molto bello, in un ambiente che sembra un parco’ .

– Quest’anno com’è andata la raccolta?

‘Una produzione in calo rispetto all’anno precedente ma di buona qualità – ha affermato Benedetta – e siccome per noi il problema della quantità non c’è mai stato possiamo essere soddisfatti. Per la maggior parte i nostri sono ulivi secolari che hanno risentito come tutti della stagione secca, ma al contrario di quanto si usa fare normalmente non usiamo mezzi come la concimazione fogliare per aumentare la resa. Siamo contenti di avere ottenuto la certificazione bio al nuovo olio Pizzicocca, le analisi lo hanno permesso, perché, pur mantenendo tre file di ulivi di salvaguardia, da cui non raccogliamo olio bio, fino a due anni fa nei terreni limitrofi, condotti con sistemi convenzionali, si facevano ripetuti trattamenti chimici’.

– La commercializzazione, come negli anni passati seguirà la strada del Nord?

‘Negozi e ristoranti bio e vegani (vedi elenco alla pagina https://greenplanet.net/azienda-agricola-le-due-benedette ) acquistano il nostro olio, così come alcuni GAS. Abbiamo buoni rapporti con questo circuito. Abitiamo a Torino e il Piemonte finisce per essere il luogo dove vendiamo di più frequentando, a dura fatica, i mercatini settimanali della Coldiretti. La partecipazione ad eventi fieristici dobbiamo sempre valutarla attentamente per i costi e speriamo si possano aprire dei canali di vendita all’estero.

La partecipazione ad un evento in Finlandia nei mesi scorsi è andato in questa direzione. La ricerca di mercati che possano riconoscere, anche economicamente la qualità del nostro olio, è indispensabile in una situazione come l’attuale dove, anche se noi non abbiamo mai aumentato il prezzo, constatiamo che chi può permettersi di acquistare un olio di qualità è sempre più la fascia economicamente più agiata della popolazione. E questo ci dispiace.’

Francesco Diomede

 

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