L’agricoltura paga l’inefficienza di Bruxelles

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‘Il vertice europeo sul bilancio si è concluso, come era prevedibile, con un nulla di fatto: per noi era inaccettabile che l’Europa chiedesse da un lato maggiori sacrifici agli agricoltori sul greening e dall’altro ulteriori tagli al bilancio della Pac’. Lo ha dichiarato il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo Paolo De Castro.

Anche la seconda proposta di bilancio presentata dal presidente Van Rompuy, ha spiegato De Castro, conteneva ancora tagli molto forti all’agricoltura, pur se ridotti di 8 miliardi rispetto alla precedente bozza. De Castro quindi ritiene che ‘è stata una buona decisione quella di rinviare il voto sugli emendamenti alla proposta Ciolos in Commissione Agricoltura del Parlamento al 23 e 24 gennaio, data in cui potremo tenere conto delle nuove proposte di bilancio e discutere in particolare della questione del greening.

Il taglio previsto alla Pac rende infatti difficilissimo trovare un accordo sul greening, anche perché con la proposta Van Rumpuy è venuto meno il postulato stesso della proposta del Commissario Ciolos, ossia che il greening fosse l’unica legittimazione per ottenere le risorse sulla Pac’.

Greening uguale pratiche agricole benefiche per il clima e per l’ambiente, tanto per capire. E va bene. Ciò che non va è che, anche in questa importante occasione delle decisioni sulla politica agricola comune, la classe dirigente politica, anche a Bruxelles, proprio come a Roma, ha dato prova non solo delle sue legittime divisioni (non solo politiche, in questo caso, ma di rappresentanza dei divergenti interessi tra nord e sud dell’Europa) ma anche della sua inefficienza.

La crisi economica, a Bruxelles come a Roma, sta mettendo a nudo l’inadeguatezza delle burocrazie e dei vertici politici, senza alcun riferimento all’on. De Castro, che, per fortuna dell’Italia, è assolutamente preparato e adatto all’importante ruolo che svolge a Bruxelles. Ma tant’è. Cittadini e categorie chiedono una svolta, chiedono una rappresentanza più efficiente. In Italia i privati, le aziende private debbono pagare il debito pubblico.

In Europa, il fondamentale settore dell’agricoltura, trattato in un certo modo per decenni, rischia ora di restare senza coperture adeguate. Gli apparati politici e burocratici rischiano una grossa delegittimazione. Le colpe non sono tutte loro. I disastri della finanza degli ultimi anni hanno avuto ripercussioni negative determinanti sull’economia reale.

Il risultato comunque non cambia e dobbiamo ora fare tutti i conti (compresi tutti coloro che sono solo vittime di questa situazione, cioè la stragrande maggioranza dei cittadini e delle imprese) con un dato di fatto: non c’è sostenibilità complessiva senza una sostenibilità economica.

Antonio Felice

editor@greenplanet.net

 

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