L’accordo con il Canada solleva le critiche del settore food italiano

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Il CETA, l’accordo di libero scambio tra Canada ed Europa, firmato dal nostro Paese, delude le eccellenze del made in Italy che sono rientrate nelle tutele contro l’Italian Sounding. A cominciare dal Grana Padano e il Parmigiano Reggiano, come ha spiegato Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Grana Padano: ‘Il CETA offre indubbi vantaggi ma i timori di una gestione canadese che limitasse molto i vantaggi previsti dall’aumento delle quote erano purtroppo fondati. Inoltre, il dazio del 246,5% sui formaggi UE in Canada rende economicamente inaccessibile importare caseari al di fuori delle quote’.

La presa di distanza dei due marchi storici del formaggio made in Italy la dice lunga su quelle che erano – e sono – le preoccupazioni di chi si opponeva all’accordo di libero scambio. E pensare che tanto il Grana Padano che il Parmigiano Reggiano sono tra i pochi marchi tutelati.

Il CETA infatti ha lasciato senza alcuna tutela dalle imitazioni ben 250 delle 291 denominazioni dei prodotti agroalimentari made in Italy riconosciute dall’Unione europea (DOP/IGP). Sono retate senza ‘protezione’: dall’extravergine Toscano alla Nocciola del Piemonte, dal Salame di Varzi al Salame d’Oca di Mortara, dal Pecorino Crotonese al formaggio Castelmagno, dal Basilico genovese al Radicchio di Treviso, dal Pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino al pane di Altamura. Sono solo alcune delle denominazioni ‘fuori’ dalla tutela del CETA e che, quindi, oltre a scontare condizioni di esportazioni più onerose in caso di Italian Sounding o di vera e propria ‘clonazione’ non possono appellarsi a particolari tutele.

Ma cosa criticano in particolare i consorzi di tutela dei due famosi formaggi italiani? Il governo canadese ‘ha ritenuto di accogliere le pressanti lamentele dei produttori di latte e dei trasformatori locali, beneficiandoli dell’attribuzione del 50% delle nuove quote e l’altro 50% è direttamente andato a distributori e dettaglianti. Quasi nulla, invece, è stato destinato agli storici importatori. Ciò potrebbe anche tradursi parzialmente in convenienti importazioni di formaggi europei di minor pregio e valore per non interferire con i formaggi canadesi che, a causa dell’alto prezzo del latte pagato alla stalla in Canada, si collocano in una fascia medio alta. Perciò o la UE trova il modo di correggere queste storture da noi previste e annunciate, o – conclude Berni – il CETA assolverà la stessa funzione di una bellissima torta posta su un tavolo di diabetici’.

Intanto, la sezione francese della ONG Foodwatch ha messo in guardia i consumatori europei: dal Canada potrebbe arrivare sulle tavole europee il salmone OGM. Il motivo? lI Canada ha approvato la commercializzazione del salmone geneticamente modificato, il primo animale OGM per il consumo umano. Il suo produttore AquaBounty ha già venduto più di 5 tonnellate in tutto l’Atlantico. Il Canada inoltre non impone norme di etichettatura per gli OGM sui prodotti alimentari. Di conseguenza, spiega la ONG, ‘quando i canadesi acquistano e consumano il salmone, non hanno modo di sapere se è il salmone geneticamente modificato o no. Ora con il CETA possiamo trovare questo salmone OGM sui nostri piatti in Europa?’.

Il rischio potrebbe essere concreto. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che in Europa c’è l’obbligo di indicare in etichetta l’ingrediente geneticamente modificato quando rappresenta lo 0,9% dell’ingrediente stesso. Una norma che potrebbe, nel caso il salmone AquaBounty dovesse arrivano da noi, permetterci di individuarlo.

Fonte: Enrico Cinotti – il Salvagente 

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