Quali sono le possibili sinergie tra il Decreto Rilancio e gli allevamenti biologici? Il collegamento può non apparire immediato, ma la risposta è contenuta in uno degli articoli della legge del 17 luglio 2020, n. 77, che converte, con modificazioni, il Decreto Legge 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali, connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19.
La definizione di “allevamento Biologico”, riportata sul sito di FederBio, è chiara: “Gli animali vengono allevati con tecniche che rispettano il loro benessere: hanno accesso ogni giorno a pascoli e spazi aperti e la loro densità è limitata. L’agricoltura biologica si integra al ciclo della natura, nel pieno rispetto dell’ambiente e della salute degli animali. L’animale e il suo benessere acquisiscono più importanza; per questo non è permesso aumentare velocità della crescita o la produzione di carne, latte e uova ricorrendo a sostanze non naturali come ormoni, antibiotici e promotori della crescita. L’alimentazione si basa su foraggi biologici (freschi e secchi) e su mangimi anch’essi biologici; le eventuali cure veterinarie utilizzano prodotti omeopatici o fitoterapici”.
Il focus posto in questa definizione sul benessere dell’animale è rilevante. Un’importanza ancora più evidente nell’articolo il 224-bis del Decreto Rilancio, che tratta proprio il tema del “Sistema di qualità nazionale per il benessere animale”. Qual è l’obiettivo di tale sistema di qualità? Si tratta di un obiettivo ambizioso e pregevole: “assicurare un livello crescente di qualità alimentare e di sostenibilità economica, sociale e ambientale dei processi produttivi nel settore zootecnico, migliorare le condizioni di benessere e di salute degli animali e ridurre le emissioni nell’ambiente”. Come si può aderire al Sistema? “L’adesione al Sistema è volontaria e vi accedono tutti gli operatori che si impegnano ad applicare la relativa disciplina e si sottopongono ai controlli previsti”.
Con uno o più decreti attuativi, da parte di Mipaaf e di MinSal, la cui adozione richiederà l’intesa in Conferenza Stato-Regioni, saranno definiti i seguenti aspetti: la disciplina produttiva, il segno distintivo con cui identificare i prodotti conformi, le procedure di armonizzazione e di coordinamento dei sistemi di certificazione e di qualità autorizzati, le misure di vigilanza e controllo, le modalità di utilizzo dei dati disponibili nelle banche di dati esistenti, nazionali e regionali. Inoltre, senza prevedere ulteriori oneri per le casse dello Stato, è istituito e regolamentato un organismo tecnico-scientifico, con il compito di definire il regime e le modalità di gestione del Sistema. Dunque si tratta di novità che possono generare un impatto positivo per l’intera filiera ma, come sottolineano alcuni esperti, è importante che siano accompagnate e sostenute da politiche di controllo e sostegno, anche attingendo a risorse del noto Recovery Fund. In questo modo è possibile garantire ai player più attenti e virtuosi di competere anche su scenari globali, dove la presenza di player che non seguono le medesime regole e si disinteressano del benessere degli animali è massiccia.
In sintesi, la codifica, seppur basilare, da parte dello Stato, del Sistema qualità nazionale per il benessere animale, se ben sostenuta, sviluppata, e arricchita delle corrette definizioni, prospetta buone basi per la valorizzazione della parte migliore della zootecnia. Di riflesso potrebbe aprire scenari favorevoli anche per gli allevamenti biologici che nella qualità del benessere animale riconoscono un requisito imprescindibile.
Stefania Tessari