A questo punto della vicenda Ilva di Taranto, dopo la conferenza stampa del suo collega alla salute, Renato Balduzzi, ci si potrebbe anche chiedere come mai il ministro all’Ambiente Corrado Clini non faccia 1+1=2 e non si dimetta. Clini non è stato fin troppo accondiscendente sulla linea da assumere con l’Ilva quasi che, invece di essere al vertice del dicastero dell’Ambiente, fosse il responsabile dello Sviluppo Economico? Ci si potrà dire che il governo deve avere una linea se non univoca coerente e che a Taranto esiste un problema occupazionale oltre che un interesse produttivo e industriale che ha un suo peso sull’economia italiana.
Tutto vero. Ma i morti e gli ammalati di Taranto (lo sapete già, solo qualche dato: mortalità infantile del 20% superiore alle media, tumori alla pleura nell’uomo 419% in più della media, nella donna 211, tumori al rene +100%, al fegato +75% eccetera) parlano da soli.
Una situazione inaccettabile nella sua tragicità e i cui collegamenti con le emissioni dell’Ilva sono sanciti da documenti ufficiali delle autorità sanitarie avallate dal ministero. Per la salute è un terremoto. Ora se esistono degli interessi da rispettare prima di un terremoto, dopo un terremoto le decisioni vengono prese non sulle basi precedenti e normali ma sulle basi dell’emergenza. Per questo l’Ilva è da chiudere, punto e basta.
E il ministro Clini, per quello che ha detto negli ultimi mesi sull’Ilva, dovrebbe dimettersi. E’ persona seria e preparata, evidentemente non ha capito che un’emergenza è un’emergenza, l’emergenza annulla i ragionamenti che si possono e si debbono fare nella normalità.
E’ grave per un ministro non averlo capito, specie se ha la responsabilità dell’Ambiente, un ambiente che non è contro lo sviluppo ma semplicemente esige uno sviluppo compatibile.
Antonio Felice