“Mi scusi il fiatone, ma sono al pascolo”. Poche parole, eppure efficaci per dare qualche pennellata della storia dell’Azienda Agricola Il Buon Pastore di Annarosa Nonne e Andrea Preci, a Montefiore Conca, nella provincia di Rimini.
La storia di una matematica e di un tecnico che scelgono di rivoluzionare la propria vita. La storia di chi lascia dettare i ritmi delle proprie giornate dall’esigenza di andare il più possibile al pascolo.
“L’azienda è di mio suocero, uno dei tanti pastori sardi che a cavallo degli anni ‘70 è emigrato in Romagna per prendere possedimento di terre che avevano liberato dei contadini che andavano a lavorare nella riviera”, racconta Andrea Preci, col fiatone appunto. “Ha sempre venduto il latte, ma nel ‘95 ha avuto problemi cardiaci e ha deciso di vendere l’azienda e il
bestiame e affittare il resto dei terreni”.
È a questo punto che arriva l’intuizione di Annarosa ed Andrea che, già sposati, all’epoca vivevano a Bologna: “Anna studiava matematica, mentre io ero un tecnico che riparava i distributori di carburante in giro per l’Emilia Romagna. Abbiamo deciso di lasciare le nostre attività per rilevare l’azienda e siamo venuti ad abitare in Romagna”.
Andrea lo ammette senza mezzi termini: “Io non avevo mai visto una pecora in vita mia, ma ci piaceva l’idea di costruirci una vita nostra isolati con i nostri ritmi”. In una prima fase, Annarosa ed Andrea sono rimasti affiancati al padre di Annarosa per raccogliere le giuste dritte. “Dopo un paio di anni abbiamo iniziato a modellare l’azienda secondo le nostre attitudini”. Ed è così che nasce l’idea del biologico, “che abbiamo cercato di adottare per tutta l’azienda e per tutta la filiera produttiva”. “Ci siamo dedicati alla produzione del latte e abbiamo iniziato a fare il formaggio attività prevalente, lavorando nella maniera più sana possibile”, ripercorre Andrea. Come? “Non pastorizziamo il latte e manteniamo le caratteristiche del latte inalterate, per creare un latte molto sano e per dare risalto all’alimentazione. Tutte le volte che si può si sta al pascolo. Nel periodo invernale usiamo solo fieni e cereali in purezza, Non usiamo vitamine di sintesi”.
Il Buon Pastore produce circa 30.000 litri di latte l’anno, interamente lavorato in azienda. I canali di vendita principali dei formaggi de Il Buon Pastore sono la ristorazione, qualche negozio nella provincia di Rimini, in aggiunta ai Gruppi di acquisto e alla vendita diretta.
“Il Covid è stato un po’ una botta, abbiamo cominciato a fare consegne a domicilio e a lavorare sui social, abbiamo attivato anche un account business di whatsapp, inserendo il catalogo, in modo che sia possibile ordinare direttamente da lì”, spiega Andrea.
L’attenzione all’ecosostenibilità de Il Buon Pastore viene garantita anche nei rapporti con i negozi e con la ristorazione: “I contenitori di plastica per i prodotti freschi vengono riutilizzati, in modo da usare meno plastica possibile. Quest’anno per il packaging del nuovo prodotto con cui siamo usciti, lo yogurt, abbiamo usato il vetro”.
Gli obiettivi? “Migliorarci sempre, creare prodotti igienicamente sicuri e qualitativamente migliori”.
Curiosità e volontà di scovare cose nuove, ecco gli ingredienti con cui Il Buon pastore guarda al futuro. “Dall’esperienza dello yogurt vogliamo cambiare qualche fase della lavorazione del formaggio, vogliamo fare selezione di ceppi di batteri positivi di latte direttamente che contrastino l’ingresso di agenti patogeni e realizzare un procedimento più preciso e
complicato che dovrebbe aiutare il formaggio ad essere più igienicamente sicuro e dal sapore molto caratterizzante”.
Per tracciare il futuro, Andrea riprende il titolo della prima antologia ufficiale postuma di Fabrizio De André: “Credo che la nostra sia un’azienda in direzione ostinata e contraria, questo è il nostro futuro. Mantenere ostinatamente le nostre convinzioni sul modo di lavorare”.
Stefania Tessari