Nonostante i dati di fatturato raccontino una storia di grande successo, la situazione della grande distribuzione è molto più complessa di quello che sembra. La crescita del giro d’affari è favorita esclusivamente dall’inflazione, che fra gli scaffali dei supermercati corre a ritmi ancora più veloci che nel resto dell’economia. I volumi sono però in calo, perché i consumatori stanno facendo fronte alla riduzione del loro potere d’acquisto mettendo meno prodotti nel carrello. Non tutti i prodotti venduti dalla GDO mostrano, tuttavia, una performance negativa a volume.
C’è un’eccezione e non di nicchia: si tratta di quelli a marchio del distributore, il cui successo non è certo recente, ma ha ricevuto un deciso colpo di acceleratore dall’inflazione. I consumatori li vedono infatti come il miglior compromesso fra qualità e prezzo ed è proprio per questo motivo che la MDD sta rubando quote di mercato alla marca industriale.
Secondo i dati raccolti da NielsenIq, nelle 52 settimane terminanti i 5 novembre 2023 il numero delle confezioni di prodotti MDD vendute è cresciuto dello 0,8% a 18,3 miliardi di pezzi, a fronte di un calo dell’1,5% di quelle complessivamente vendute dalla GDO (49 miliardi). La marca industriale ha così perso per strada il 2,8% delle vendite a volume.
Nel dettaglio il progresso più significativo è stato quello messo a segno dal “primo prezzo”, che in un anno ha visto le vendite balzare del 37,5%, mentre la MDD core si è attestata a più 14,2%. Le linee premium sono invece aumentate solo del 2,8%. Va infine segnalata l’ottima performance del biologico che ha fatto segnare un più 25,9%, a conferma di quanto questo tema stia a cuore di molti italiani.
Secondo le rilevazioni di Circana, l’aumento della quota di mercato delle private label non è un fenomeno solo italiano ma comune a tutti i mercati dell’Europa Occidentale, dove la quota di mercato dei prodotti MDD si attesta al 37,1%, con un incremento a valore del 13,2% rispetto al 2022. Il valore più alto si registra nel Regno Unito (47%), seguito da Spagna (43%), Germania (38%) e Francia (33%). Anche a livello europeo l’elevata inflazione ha spinto la crescita dei marchi privati, ma il loro successo non è dovuto esclusivamente ai prezzi più convenienti. I marchi privati hanno migliorato la propria qualità negli ultimi mesi e, di conseguenza, il gap con l’industria di marca si è ridotto, attestandosi oggi su un 15-20% nelle categorie di generi alimentari, in calo rispetto al 28-40% di due anni fa.
Fonte: La Repubblica