I dati sul bio italiano: in salute nonostante tutto

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Nonostante la crisi e i segni negativi che purtroppo sempre più spesso si devono registrare, il mondo del biologico regge bene all’urto della congiuntura economica segnando numeri positivi, con un aumento degli operatori (+3%), delle superfici coltivate (+6,4%), dei consumi (+8,8%). Dai dati diffusi dal Mipaaf e dagli organismi di controllo gli operatori bio certificati sono 49.709.

Di questi 40.146 sono produttori esclusivi, 5.597 preparatori (comprese le aziende che effettuano attività di vendita al dettaglio), 3.669 che effettuano sia attività di produzione che di preparazione; 297 operatori che effettuano attività di importazione.

 

La distribuzione degli operatori, aumentati del 3%, sul territorio nazionale vede, come per gli anni passati, la Sicilia seguita dalla Calabria tra le regioni con maggiore presenza di aziende agricole biologiche, mentre per il numero di imprese di trasformazione impegnate nel settore la leadership spetta all’Emilia Romagna, seguita da Lombardia e Veneto. La superficie coltivata secondo il metodo biologico èdi 1.167.362 ettari, con un aumento complessivo, rispetto all’anno precedente, del 6,4%.

"I dati del SINAB sul biologico – ha commentato l’AIAB – confermano ancora una volta che il settore è vitale e in crescita sotto molti punti di vista: sia a livello di consumi e di operatori che vi lavorano che, infine, di superfici coltivate.

In sostanza, un fenomeno in controtendenza rispetto al corrente panorama economico nazionale. Anche secondo l’osservatorio FIRAB – ha proseguito l’AIAB – il bio si conferma orientato verso una continua crescita positiva nei consumi, sia per quanto riguarda i tradizionali canali della grande distribuzione che nella forme alternative di mercato, come ad esempio i gruppi d’acquisto. Queste forme di rapporto diretto tra produttori e consumatori hanno permesso alle famiglie di abbattere i costi del biologico e godere di alimenti di qualità a prezzi contenuti e remunerativi per i produttori. Anche per queste ragioni il bio continua a radicarsi nella società e a esprimere una forza anticiclica senza circoscriversi a prodotto d’elite".

Intanto, sul fronte della domanda, la crisi dei consumi sembra ancora non toccare i prodotti biologici. A testimoniarlo è l’ultima rilevazione del Panel famiglie Ismea/GFK-Eurisko che indica, nel primo quadrimestre 2013, una spesa bio ancora in espansione (+8,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). I dati, riferiti agli acquisti di prodotti biologici confezionati presso i punti di vendita della grande distribuzione organizzata, rivelano in valore andamenti particolarmente favorevoli per gli ortofrutticoli freschi e trasformati, in entrambi i casi in aumento superiore al 12% rispetto al primo quadrimestre 2012.

I risultati del primo quadrimestre 2013 confermano anche una serie di dinamiche che trovano consolidamento nel corso del tempo. Prima fra tutte, la consistente concentrazione degli acquisti su poche categorie, con le prime tre (ortofrutta fresca e trasformata, lattiero-caseari e uova) che coprono quasi due terzi della spesa totale. In secondo luogo la notevole maggiore propensione al consumo di prodotti biologici nelle regioni settentrionali, che rappresentano da sole oltre il 73% della spesa totale bio, sebbene l’andamento degli acquisti dei primi quattro mesi del 2013 riveli un trend positivo in tutte le aree ad eccezione del Centro, dove si registra una flessione rispetto allo stesso periodo del 2012.

Tra esportazioni e consumi interni il giro d’affari complessivo del biologico in Italia ammonta, secondo gli ultimi dati FIBL-IFOAM, a circa 3 miliardi di euro. Un fatturato che pone l’Italia al quarto posto a livello europeo – dietro a Germania, Francia e Regno Unito – e in sesta posizione nella classifica mondiale.

Sul successo del biologico il ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo ha affermato che ‘i dati del SINAB sull’agricoltura biologica mostrano un settore dinamico, che gode di una vivacità che ci fa ben sperare per il futuro di tutto il comparto. Il biologico rappresenta un settore in crescita, che punta sulla qualità e sulla scelta consapevole dei consumatori".

"Il Ministero è fortemente impegnato per mantenere sempre molto alto il livello di controllo a garanzia del settore e grandi risultati li stiamo ottenendo grazie ad una informatizzazione nella gestione dei dati di settore, che consente la massima trasparenza per tutti i soggetti impegnati nell’attività di controllo e vigilanza. Una particolare attenzione – conclude De Girolano – la stiamo ponendo anche grazie all’impegno dell’Agenzia delle Dogane, per vigilare sull’ingresso dei prodotti biologici importati da Paesi terzi’.

‘La crescita del biologico è ormai una delle certezze dell’economia italiana, non solo del settore agroalimentare’, ha commentato Fabrizio Piva, amministratore delegato di CCPB.

‘È importante notare come l’apprezzamento dei consumatori, ancora più 8,8% di prodotti bio venduti nei circuiti della grande distribuzione (dati Ismea-Eurisko primo trimestre 2013), è accompagnato dall’aumento del numero degli operatori del 3% e del 6,8% dell’estensione della superficie agricola utilizzata (SAU)’, ciò significa ‘che il bio piace tanto agli agricoltori, che lo considerano quindi un’opportunità, quanto agli italiani in generale’.

Il biologico infatti continua a crescere ‘nonostante le difficoltà economiche ed una politica che certo non l’ha aiutato in questi ultiimi anni: tutto merito della caparbietà di operatori e consumatori’. Dati che indicano un incremento del 4,7% a carico dei produttori agricoli ed una diminuzione del 7% relativamente alla categoria dei preparatori.

Accanto a segnali incoraggianti permane la sostanziale stabilità della superficie investita a biologico negli ultimi 12 anni ed un 50% della superficie destinata a colture estensive quali foraggere, pascoli e terreni a riposo che legano ancora strettamente lo sviluppo della superficie bio alla disponibilità degli incentivi elargiti nell’ambito della misura agroambientale dei Piani di Sviluppo Rurale. ‘Se l’Italia vuole mantenere la leadership’ conclude Piva, ‘deve impostare una politica a favore del biologico così come in altri Paesi è accaduto in questi mesi: valga per tutti l’esempio della Francia e della Germania’. 

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