Giovanni Girolomoni: il Bio deve impattare sullo stile di vita. Per farlo, bisogna puntare sui giovani

Girolomoni

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Il 45% degli italiani dichiara di voler acquistare nel 2024 prodotti salutari e il 27% prodotti a basso impatto ambientale. Inoltre, il 12% degli italiani dichiara di sentirsi rappresentato da uno stile alimentare biologico e il 36% intende aumentare l’acquisto di prodotti bio nei prossimi 12/18 mesi. Questa sentita propensione all’acquisto di prodotti bio, emersa dal convegno “Come il Bio diventa attraente”, organizzato dal Consorzio Marche Biologiche presso il Monastero di Montebello a Isola del Piano (PU), sede della Fondazione Girolomoni, si scontra però con il modesto dato del 3,5% di consumi bio sul totale nazionale. Puntare a superare questo gap tra intenzioni e acquisti reali e rendere più attraente il bio sugli scaffali è certamente un impegno a cuore di Giovanni Battista Girolomoni, presidente della Cooperativa agricola Gino Girolomoni che al Monastero, riportato in vita negli anni ‘70 dal papà Gino, ha accolto, assieme alla sorella Maria Girolomoni, responsabile comunicazione e pubbliche relazioni della Cooperativa, i rappresentati dei media intervenuti al press tour con cui il Consorzio Marche Biologiche, guidato dal presidente Francesco Torriani, ha illustrato la forza e la passione della filiera regionale della pasta bio. Una immersione di due giorni per conoscere i processi produttivi, dal molino al pastificio, di una Cooperativa che gestisce in proprio tutto il processo di produzione della pasta, dal grano coltivato da oltre 300 agricoltori in gran parte delle Marche, al prodotto confezionato che per una quota dell’80% di fatturato proviene dall’estero, principalmente Germania, Francia e Stati Uniti dove la sensibilità al bio non è solo un’intenzione ma un dato di fatto e traina le vendite.

GreenPlanet ha chiesto al presidente Girolomoni se non è frustrante che in Italia, a fronte di un notevole interesse professato per il cibo bio, come rilevato da vari sondaggi, i consumi siano tutt’altro che vivaci.

“È sicuramente frustrante – ci ha risposto il presidente Girolomoni -, non tanto dal punto di vista aziendale, perché avevamo avviato un percorso sul biologico che non voleva essere solo una risposta aziendale ma un movimento che si sperava potesse raggiungere numeri più importanti in tempi più brevi. Questo gap tra intenzione su acquisto prodotti bio rispetto ai consumi, è qualcosa su cui riflettiamo ogni giorno. Il tema del prezzo è importante, ma non esprime tutto, c’è dell’altro. Mancanza di comunicazione? Di educazione? Alla fine per noi tutto è un processo culturale, anche la pasta che facciamo è il tentativo di portare un messaggio che poi é anche quello che ci tiene in piede economicamente perché è il motore dell’attività”.

– Puntare sui giovani per rinvigorire i consumi, come è stato detto al convegno promosso dal Consorzio Marche Biologiche, può essere una buona mossa?

“Sicuramente, nel nostro piccolo cerchiamo di farlo con visite guidate a studenti, dall’asilo all’Università, dove vedono come si è evoluto il mondo agricolo (al Monastero di Montebello la Fondazione Girolomoni ha allestito anche un interessante Museo della Civiltà contadina, ndr). Per noi il bio deve impattare sullo stile di vita e i giovani possono provare a cambiare abitudini finora incardinate nell’inerzia”.

– Che progetti avete come Cooperativa, sia in investimenti produttivi che promozionali?

“La parte degli investimenti va tutta nella direzione di rafforzare la filiera. Dal seme al pacco di pasta, per noi la visione è completa, quindi non basta investire in nuove linee produttive, come del resto faremo a breve, ma anche investire sotto l’aspetto sementiero, con la partecipazione alla Fondazione “Seminare il futuro” assieme a NaturaSì e altre due realtà svizzere per portare in Italia selezioni di varietà adatte all’agricoltura biologica tramite tecniche di incrocio tradizionale e con la partecipazione degli agricoltori. Dal punto di vista promozionale, abbiamo da sempre una forte propensione all’export, ma negli ultimi anni stiamo cercando di investire molto sull’Italia”.

Cosa rappresenta il premio Eu Organic Award 2024 nella categoria migliore PMI -Piccole Medie Imprese di trasformazione alimentare biologica assegnato alla vostra Cooperativa dalla Commissione europea?

“Rappresenta orgoglio, non tanto personale ma per come è avvenuto, nel senso che la nostra storia è partita dai ruderi del Monastero. Vedere dunque una collina già abbandonata diventare un simbolo del bio in Europa e che questo sia stato riconosciuto dalle istituzioni europee, non può che farci piacere”.

Cristina Latessa

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