Il 5 giugno si è celebrata la 53ª Giornata Mondiale dell’Ambiente, promossa dalle Nazioni Unite, che nel 2025 è stata dedicata all’inquinamento da plastica, una delle principali minacce per gli ecosistemi terrestri e acquatici, oltre che per la salute umana.
Proteggere i suoli e le foreste ha significato proteggere il futuro. Per questo motivo, in occasione di questa ricorrenza, l’Ordine dei dottori agronomi e dottori forestali si è fatto promotore di un cambio culturale.
Monica Cairoli, consigliera CONAF – “L’attenzione pubblica si è spesso concentrata sull’inquinamento marino, ma si è trascurato il fatto che plastica e microplastiche stessero contaminando anche i suoli agricoli, le foreste e gli habitat naturali, con effetti spesso irreversibili. È servito un cambio di passo: è stato urgente promuovere l’agroecologia, la sostituzione dei materiali plastici con alternative biodegradabili, e il rafforzamento dei sistemi di raccolta e recupero, in particolare nelle aree rurali e forestali. La gestione sostenibile del suolo e delle risorse naturali è stata affiancata da una nuova cultura ambientale, fondata sulla prevenzione e sulla responsabilità collettiva. Non si è trattato di obiettivi impossibili e, come tecnici specializzati, siamo stati pronti a supportare le aziende nelle scelte agronomiche volte alla riduzione dell’impiego delle plastiche in agricoltura, a favorire l’uso di materiali naturali e riciclabili per la pacciamatura delle colture, a promuovere materiali ecologici per il sostegno delle colture (come viti, pomodori, ecc.) e a garantire la rigenerazione della fertilità dei suoli.”
Plastica in agricoltura: un rischio sottovalutato
L’impiego di materiali plastici in agricoltura – dalle pacciamature ai tunnel serra, dai sistemi di irrigazione ai teli per la fienagione – ha portato indubbi vantaggi agronomici. Tuttavia, l’inadeguato smaltimento o la frammentazione di questi materiali ha generato una crescente presenza di microplastiche nei suoli coltivati, che hanno alterato la struttura del terreno, interferito con l’attività microbiologica e potuto compromettere la salute delle piante. Studi recenti hanno evidenziato come tali particelle siano state assorbite anche dalle radici, entrando potenzialmente nella catena alimentare.
Foreste e aree naturali: contaminazione silenziosa
Anche gli ambienti forestali non sono stati immuni. Rifiuti plastici abbandonati lungo sentieri, aree di sosta o zone di attività ricreative si sono degradati lentamente, rilasciando particelle di plastica che sono rimaste nel suolo per decenni. Le microplastiche, trasportate da vento e pioggia, si sono infiltrate nei substrati forestali e hanno potuto compromettere l’habitat di funghi, insetti, piccoli vertebrati e altri organismi chiave per la salute dell’ecosistema boschivo.
Biodiversità sotto minaccia
La fauna selvatica – sia in ambito agricolo che naturale – è risultata particolarmente vulnerabile: uccelli, mammiferi e insetti impollinatori hanno potuto ingerire microplastiche scambiandole per cibo o essere esposti a contaminanti veicolati da questi materiali. I residui plastici hanno alterato la qualità dell’habitat e contribuito alla frammentazione ecologica, mettendo a rischio specie già in difficoltà a causa dei cambiamenti climatici e della perdita di habitat.
Fonte: Ufficio Stampa Conaf