‘Giardini senza bua’: fa scuola il giardino bio di Firenze

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Un giardino coltivato senza prodotti nocivi, che rispetta la biodiversità, favorendo non solo la crescita e la riproduzione della fauna, ma diventando patrimonio delle specie autoctone, non fa male, anzi fa bene. Forse non è appariscente, ma è sano e bello.

Si svolgerà domenica 18 marzo dentro e fuori dall’ospedale pediatrico Meyer di Firenze (via Pieraccini 24), dalle 9 alle 18, ‘Giardini senza bua’, la seconda edizione dell’appuntamento interamente dedicato alla progettazione, manutenzione e uso sostenibile dei giardini. L’evento vuole estendere l’esperienza fatta dall’Ospedale Pediatrico Meyer, prima struttura sanitaria in Toscana e in Italia ad avere ottenuto la certificazione biologica per il proprio parco. L’iniziativa biennale, che ha raccolto l’adesione di 70 espositori, è organizzata dalla Fondazione Meyer, in collaborazione con lo studio di Progettazione paesaggistica giardini associati di Firenze.

Obiettivo dell’evento è quello di diffondere il rispetto del paesaggio e dell’ambiente (attraverso pratiche progettuali e manutentive biologiche), il risparmio energetico (acqua ed elettricità), il gioco libero all’aperto, l’arte ambientale e la didattica nel verde. La manifestazione si terrà negli spazi esterni ed interni dell’ospedale.

Oltre alla vendita di piante provenienti da coltivazioni biologiche e biodinamiche, gli stand presenti proporranno prodotti ed attrezzature utili alla manutenzione a basso impatto del giardino, sculture di arte ambientale, animali (api, asini, galline, colombi, lombrichi e coccinelle), arredi riciclati, case di paglia, tree climbing per tutti e giochi per un utilizzo libero ed alternativo degli spazi verdi.

Non mancheranno le associazioni che proporranno ai visitatori laboratori verdi per bambini ed adulti oltre che libri e riviste del settore. L’ingresso alla mostra-mercato è libero. Il giorno precedente alla mostra, sabato 17 marzo, sarà organizzato, nell’aula magna del Meyer dalle 9 alle 13, un Convegno dedicato alla certificazione biologica dei giardini ed alle esperienze di pratiche sostenibili per i nostri spazi verdi, sia pubblici che privati (per partecipare al convegno è opportuno inviare una mail a giardinisenzabua@gmail.com).

Dal 2010 tutti gli spazi esterni del Meyer sono certificati biologici (Metodo Bio – Habitat). Si tratta di una certificazione volontaria che garantisce la salubrità degli spazi esterni per i fruitori, attraverso la trasposizione dei metodi impiegati nell’agricoltura biologica al verde ornamentale e storico. La certificazione biologica di un giardino ha lo scopo di creare spazi all’aperto che non producano alcun tipo di impatto sull’ambiente e che non provochino danni alla salute dei fruitori.

Un’area verde non è infatti salubre ‘tout-court’, ma dipende dalle modalità di progettazione e manutenzione. Recenti studi hanno dimostrato che un’area verde progettata e mantenuta con metodi tradizionale (non bio) risulta essere una pericolosa fonte di inquinanti che i fruitori, soprattutto i più piccoli, assimilano inconsapevolmente.

Ecco gli obiettivi che un Parco Bio deve raggiungere:

– riduzione di apporti energetici, utilizzando accorgimenti che limitano l’uso di acqua e riducono l’inquinamento luminoso;

– diffusione della biodiversità;

–  rispetto del paesaggio e della storia del luogo;

–  valorizzazione delle risorse locali;

– diffusione della crescita e riproduzione della fauna: per raggiungere questo obiettivo sono realizzati luoghi di rifugio e alimentazione della fauna (al Meyer è prevista anche la salvaguardia dell’entomofauna la cui presenza risulta fondamentale per ridurre le malattie delle piante);

– utilizzo di pratiche manutentive prese in prestito dall’agricoltura biologica: per la tutela della salute dei fruitori si impiegano al Meyer le metodologie di coltivazione tipiche dell’agricoltura biologica per realizzare un’area verde realmente salubre;

– riduzione delle spese di manutenzione: con la progettazione sostenibile si possono ridurre gli interventi manutentivi attraverso l’utilizzo di tecniche a basso impatto e ottenere contemporaneamente un sicuro effetto estetico;

– utilizzo prevalente di specie autoctone: le specie locali hanno bisogno di minori interventi di manutenzione rispetto alle specie esotiche (irrigazione, lotta alle malattie, etc.) pertanto il loro utilizzo riduce gli apporti di energia.

Inoltre le specie autoctone forniscono cibo e rifugio per la fauna, utili per combattere le malattie delle piante e infine permettono di conservare, per le generazioni future, la struttura del paesaggio; rispetto delle caratteristiche morfologiche delle specie vegetali; accessibilità per tutti (anziani, bambini, portatori di handicap).

 

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