"Nel già grave quadro di dissesto idrogeologico in cui versa il territorio nazionale, le frane di crollo, ovvero quelle che comportano la caduta di porzioni più o meno ingenti di roccia sono spesso sottovalutate. Eppure il quadro delle pericolosità e dei rischi legati a questi fenomeni è diffusissimo non solo nelle nostre
aree montane, ma anche lungo le nostre coste o sulle più modeste balze rocciose”.
Lo ha affermato Gian Vito Graziano , presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi , all’indomani della tragedia del Monte Pelmo.
“Si tratta di fenomeni che si innescano improvvisamente – ha proseguito Graziano – senza che si riscontrino di solito segni precursori di quanto sta per avvenire. E’ quello che è già accaduto a Ventotene e che purtroppo si è ripetuto il 3 settembre a Monte Pelmo. Fondamentale per l’innescarsi di queste frane è lo stato di fratturazione della roccia, ma altri fenomeni naturali (gelo e disgelo, circolazione delle acque, eventi sismici ecc.) ed antropici (incendi), ne aumentano la gravità".