Siamo sulle colline di Grisì, frazione di Monreale, a circa 500 metri di altezza. L’occhio si perde sui fertili territori compresi tra la valle del Belice e la Valle dello Jato. Ad appena mezz’ora da Palermo, da un antico baglio si gode un incantevole scenario di uliveti centenari che si alternano a vigneti.
Che sia un luogo di sorprendente bellezza lo conferma il nome della moderna azienda che li gestisce: Feudo Disisa, dall’arabo “Aziz”, “la splendida”. La splendida Palermo per gli emiri che subivano il fascino della città e della Conca D’Oro quando, nel 1200, giungevano dal deserto.
Pur avendo cambiato la fisionomia agricola ed economica di questa parte della Sicilia, la famiglia Di Lorenzo ha voluto mantenere gli aspetti tipici del territorio, un tempo vocato ai pascoli, coniugando sapientemente tradizione e innovazione. Oggi il brand Feudo Disisa etichetta prodotti eccellenti, oli e vini conosciuti in Italia e in diversi Paesi del mondo.
L’olio extravergine si conferma il fiore all’occhiello. A raccolta conclusa il mese scorso, si tirano le somme: “la produzione è in leggero calo – racconta Mario Di Lorenzo, patron dell’azienda gestita assieme al padre Renato, alla madre Maria Paola e alla sorella Laura – ma la qualità è davvero straordinaria”.
La conferma arriva da una interessante degustazione “al buio” dei nuovi extravergini, seguita da un alternarsi di piatti della tradizione sapientemente abbinati agli oli “di casa” che, naturalmente, sono protagonisti anche nella frittura delle deliziose panelle.
Tra mito e storia
Il passato affonda le radici nel XII secolo e si intreccia, come le diverse culture che hanno caratterizzato la storia dell’isola, a una singolare leggenda “Lu Bancu di Disisa”, menzionata in diversi scritti e messa in musica dal cantautore siciliano Mario Venuti. “Secondo un’antica leggenda in una grotta nascosta del Feudo Disisa si trova un tesoro di monete d’oro e d’argento. Ma chi lo scopre, non troverà più la porta per uscire”. Sarà una leggenda, ma il tesoro c’è: terre feconde che beneficiano dell’influenza del mare dalle quali nascono prodotti con sentori e sapori che raccontano questa parte della Sicilia.
Dice Di Lorenzo che è anche presidente della Doc Monreale: “Rappresento la quinta generazione. L’azienda di famiglia esiste dal 1867. Il primo a realizzare cospicui investimenti fu mio nonno Mario. È lui il vero artefice di quello che siamo oggi. Si laureò in Agraria a Portici nel 1925, poi costruì la cantina, la stalla e incrementò i vigneti fino a 160 ha. Prima ce n’erano una cinquantina. Impiantò tutti gli ulivi e, tra il ’25 e il ’30, l’uliveto più grande e più vecchio che abbiamo in azienda. La proprietà all’epoca arrivò a 700 ha complessivi, scesi a 400 con gli espropri della Riforma Agraria”.
La nuova epoca
Fino a metà degli anni ’90 vino e olio venivano venduti sfusi. Con il padre di Mario, Renato, si cominciò a imbottigliare. E fu proprio con l’inizio dell’imbottigliamento dell’olio e la raccolta del ’97, che nel 1998 nacque il brand Feudo Disisa.
“È dal 2009 che mi dedico completamente all’azienda – prosegue Mario –. Sono ingegnere elettronico e non sono mai stato costretto ad occuparmi dell’impresa familiare. Dopo il dottorato svolgevo la libera professione. Per me Feudo Disisa era un luogo di vacanza. Ho cominciato veramente ad occuparmene con la costruzione della cantina, prima seguendo la parte ingegneristica, poi aumentando l’impegno fino al 2008 quando ho smesso di fare l’ingegnere”.
Nei primi anni di università, Mario accompagnava il padre a portare le olive al frantoio di Partinica. “Nel periodo di raccolta spesso andavo con lui e quando tornavamo con l’olio in azienda, molte volte stavamo lì a dormire. Fu quello il mio primo vero impatto con l’olio e ci rendemmo conto degli svantaggi di andare a molire dove vanno tutti. Fu così che nel 2005 realizzammo il nostro frantoio aziendale”.
Biologico, una questione di salute
Oggi, degli oltre 90 ettari di uliveti, è preponderante la Cerasuola (la varietà più diffusa in questa parte della Sicilia), con l’80%, seguita dalla Nocellara del Belice (12%) e dalla Biancolilla (8%). È da queste tre varietà che nascono gli extravergini firmati Feudo Disisa.
“Siamo certificati bio da 10 anni per l’olio che proviene da 20 ha di Cerasuola. Per tutto il resto siamo al secondo anno di conversione. La scelta del biologico non è stata dettata solo dal valore aggiunto che il bollino conferisce dal punto di vista commerciale. C’è un aumento della coscienza sulla necessità di una produzione ecosostenibile e di un’alimentazione più sana. Sono valori in cui anche noi crediamo molto”.
Tre le tipologie di extravergini commercializzate: due monocultivar di Cerasuola (una già certificata bio) e “Tesoro”, un blend dal nome che richiama la leggenda, con Cerasuola, Nocellara e Biancolilla in proporzioni diverse a seconda dell’annata. Ci sono anche gli aromatizzati con materie prime coltivate nella tenuta di Monreale, escluso l’aglio che viene acquistato a Nubia. Agrumi, limoni, mandarini e arance vengono lavorati una tecnica particolare direttamente in frantoio con le olive. Gli speziati, invece, si ottengono con l’infusione delle erbe aromatiche nell’olio.
La produzione media annua di extravergine Feudo Disisa si aggira attorno ai 300 ettolitri. I canali distributivi sono diversi, da piattaforme online a negozi gourmet e ristorazione medio-alta. La vendita è più orientata all’estero: Usa, Giappone, Francia e Inghilterra i mercati principali.
Daniela Utili
Prezzo, bottiglie da 50 cl:
– Monocultivar di Cerasuola – 14€
– Monocultivar di Cerasuola Bio – 15€
– Tesoro (blend) – 16€
Info:
Feudo Disisa – C.da Disisa SP 30 Km 6 – 90040 Grisì Monreale (PA)
Tel. 091 612 7109
Cell. 335 534 4258