Le associazioni del biologico hanno commentato con entusiasmo i dati sulla crescita dei consumi nei primi cinque mesi di quest’anno (+17,3%), diffusi lo scorso 29 luglio dal Ministero delle politiche agricole e riportati da GreenPlanet nello stesso giorno.
‘I dati dimostrano che il comparto del bio può davvero rappresentare il futuro dell’agroalimentare italiano – sottolinea Paolo Carnemolla, presidente di FederBio -. La sempre più crescente attenzione rivolta al benessere dell’uomo e dell’ambiente è la leva che fa crescere i consumi, sia in GDO che nel canale specializzato. Le superfici coltivate con metodo biologico sono cresciute, sino a rappresentare circa il 10% del totale della superficie agricola nazionale, anche se con ancora forti squilibri territoriali dovuti all’assenza di una politica per il settore di livello nazionale.
Molte nuove aziende agricole, perlopiù condotte da giovani, scelgono la via del bio. Questo è un segnale che le organizzazioni agricole italiane e la politica dovrebbero cogliere, per riconoscere il vero valore dell’agricoltura biologica come prospettiva concreta per la rinascita dell’agricoltura italiana. Il bio italiano si conferma leader a livello europeo e questo è un segnale importante in un momento in cui l’Italia ha la presidenza di turno dell’UE e mentre si discute della riforma del Regolamento sull’agricoltura biologica’.
‘La crescita impetuosa del biologico è un dato di fatto incontrovertibile, che smentisce tutti coloro che suonavano le campane a morto per l’agricoltura naturale, a causa della crisi economica’, afferma da parte sua Maria Grazia Mammuccini, vicepresidente di AIAB.
‘E’ chiaro invece che sta avvenendo una vera e propria rivoluzione: agricoltori e cittadini stanno cambiando assieme il modo di produrre e consumare cibo e le politiche non possono che prendere atto e adattarsi al mutamento. Il biologico si attesta ormai, senza dubbio alcuno, come il modello di riferimento più avanzato che rappresenta al meglio il futuro del Paese, nonché è una concreta opportunità di sviluppo per l’occupazione dei giovani.
Le politiche centrali e regionali devono tener conto della necessità di sostenere le filiere nazionali e locali con metodo bio, di supportare tecnicamente le aziende nella transizione verso il biologico, di sviluppare la ricerca e l’innovazione per recuperare le difficoltà che gli stessi agricoltori trovano sul loro cammino. Il modello cui fare riferimento nei piani di sviluppo rurale affidati alle Regioni è quello dei biodistretti, lanciati da AIAB e già affermatisi nella maggior parte dei territori italiani’.